Medicina, dall’orrore alla bioetica
Medicina, arte e legislazione nella storia della Shoah. Temi che La Sapienza Università di Roma sviluppa da tempo, in molteplici forme e in una prospettiva multidisciplinare. Un percorso che, nella giornata di ieri, è stato segnato da nuovi impegni assunti assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con il sostegno della Fondazione Museo della Shoah. Un convegno con l’intervento di studiosi di fama che ha permesso di mettere a fuoco alcuni punti essenziali e l’inaugurazione di una mostra, nel museo dell’arte classica dell’ateneo capitolino, dedicato a Medicina e Shoah “dalle sperimentazioni naziste alla bioetica”. Iniziativa quest’ultima che si affianca alla pubblicazione di un volume, “Medicina eugenica e Shoah. Ricordare il male e promuovere la bioetica”, edito dalla University Press Sapienza Università Editrice e a cura della professoressa Silvia Marinozzi, che raccoglie diversi saggi (tra cui un intervento della docente universitaria e assessore UCEI Livia Ottolenghi) riguardanti le sperimentazioni mediche effettuate sui detenuti dei lager nazisti e non solo.
“Il libro, il convegno e la mostra sono il punto di arrivo di un percorso che La Sapienza ha intrapreso da vari anni” sottolinea con soddisfazione il magnifico rettore Eugenio Gaudio. Percorso di conoscenza ma anche impegno civile, come testimoniano – citati da Gaudio stesso – alcune richieste che proprio dall’ateneo hanno finito per parlare al mondo istituzionale e a tutta l’accademia: la richiesta di cancellazione di alcuni eponimi usati per identificare malattie che ricordano medici che aderirono al nazismo, macchiandosi di gravi crimini; o ancora, di stringente attualità, la richiesta di cancellazione della parola “razza” dalla Costituzione.
“Dalla sperimentazione dell’orrore alla bioetica e alla salvaguardia della vita e della sua dignità. Questa è la sfida che tutti condividiamo” ha affermato la presidente UCEI Noemi Di Segni. È un percorso, ha aggiunto, “che riflette consapevolezza delle responsabilità passate e assunzione di impegni verso il futuro”. Un percorso quindi che inevitabilmente “passa attraverso l’educazione”. Condivide il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, che ricorda quanto sia importante “essere sul campo”. Confrontarsi quindi con i grandi atenei come La Sapienza, “ma anche con le piccole e medie realtà”. Significativamente, ha annunciato Venezia, tra poche ore l’Università di Macerata inaugurerà “La razzia”, la mostra della Fondazione dedicata al 16 ottobre del 1943.
La parola è poi passata agli studiosi, tra cui Paul Weindling dell’Università di Oxford, e i tre docenti della Sapienza Marina Caffiero, Marcello Barbanera e Mario Toscano. E grande è stato l’interesse per la mostra, che ripercorre la storia della medicina nazista a partire dall’eugenica di metà Ottocento sino alle politiche razziali e di sterminio del Terzo Reich. L’ottica innovativa di questo allestimento, è stato osservato, sta nel far capire quanto il Processo di Norimberga abbia aperto la via alle riflessioni sulle liceità degli scopi e dei metodi delle ricerche sperimentali “sino alle attuali disposizioni della bioetica medica e alla pratica del consenso informato”.
(6 febbraio 2018)