Bologna – Israele verso i 70 anni
Un racconto fotografico
È un itinerario carico di emozioni, che dalle fondamenta del nuovo Stato porta al giorno d’oggi, quello che il Museo ebraico di Bologna propone in Celebrating Israel 70, la mostra fotografica per i 70 anni dalla fondazione che è stata inaugurata nelle scorse ore in collaborazione con Beit Hatfusot, il Museo del popolo ebraico di Tel Aviv. Provengono infatti dalla collezione centro di documentazione Bernard H. and Miriam Oster le immagini esposte nell’allestimento, un percorso fatto di tante foto ma anche del racconto testuale dei momenti salienti che hanno segnato la storia di questo giovane Stato e i suoi successi in molti campi. Con uno specifico punto di osservazione: gli occhi del popolo ebraico per cui ha rappresentato e rappresenta molto più di una speranza. Non sorprende quindi che particolare enfasi sia stata data ai destini di quelle comunità che, in diversi momenti del recente passato, hanno varcato i suoi confini fuggendo da odio e persecuzioni. Sottolinea Guido Ottolenghi, presidente del Museo ebraico: “Il Beit Hatfusot ci racconta di come comunità ebraiche con costumi diversi, abitudini diverse, lingue diverse, alimentazioni diverse abbiano contribuito alle società dove risiedevano, si siano integrate, ne abbiano rispettato la cultura, pur mantenendo i loro valori fondanti, e restando idealmente e concretamente legate alle altre comunità ebraiche del mondo”. Un messaggio che è un po’ il filo conduttore della serata.
“Il vostro è un piccolo gioiello che irradia cultura verso tutta la società” osserva ammirata Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Mentre Ofer Sachs, ambasciatore dello Stato ebraico a Roma, sottolinea il “prospero legame” che vi è tra i due paesi. Dan Tadmor, direttore del Beit Hatfusot, spiega poi come questo abbia ricadute significative nell’attività del museo. Un rapporto, annuncia, che è destinato a intensificarsi in vista dell’inaugurazione della nuova ala per il 2020. A fare gli onori di casa c’è anche Vincenza Maugeri, la direttrice del Museo bolognese. E numerosi sono i rappresentanti istituzionali presenti (tra gli altri il sindaco Virginio Merola, che interverrà poi a Palazzo Malvezzi) e ancor prima, nella nuova sinagoga di recente inaugurazione, a un momento di incontro e visita che segna l’inizio dell’intenso pomeriggio.
“Oggi abbiamo un compito. Difendere l’immenso patrimonio di cui l’ebraismo italiano è custode ma anche lasciare un segno, creare qualcosa, farsi percepire come un soggetto attivo nella società” dice Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica. “L’ebraismo italiano è una piccola minoranza e quella bolognese è una minoranza nella minoranza. Nonostante ciò, la volontà è di vivere e continuare a crescere e glorificarsi nel nome del popolo ebraico e dello Stato di Israele” afferma il rabbino capo, rav Alberto Sermoneta. Sono poi Soprintendenza e Renata Curina, per la locale Soprintendenza, ad illustrare il percorso architettonico e concettuale che ha portato alla realizzazione di questo spazio. Luogo di studio, aggregazione e preghiera in una cornice unica, con vista sui resti di una antichissima domus romana.
Ad aprire il terzo dei tre eventi in calendario è il sindaco. con parole di grande ammirazione nei confronti di Israele. “Lunga vita a uno Stato che è avamposto di speranza e democrazia” afferma Merola. Si chiude con le note del Gabriele Coen Trio, con un omaggio in musica alla capitale: Yerushalaim shel zahav, Gerusalemme d’oro.
(Foto di Michele Nucci)
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(22 marzo 2018)