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“Se il Presidente vuole venire qui da me per dirmi in faccia che è stata una tragedia terribile, che non sarebbe mai dovuta accadere, e continuare a ripeterci che nulla verrà fatto al riguardo, gli domanderò con immenso piacere quanti soldi ha ricevuto dalla National Rifle Association. La volete sapere una cosa? Lo so già. Trenta milioni di dollari. Che divisi per il numero delle vittime da armi da fuoco negli Stati Uniti solo nel primo mese e mezzo del 2018, fanno 5.800 dollari ciascuna. È questo il valore che quelle persone hanno per te, Trump?”. Sono le parole di Emma Gonzáles, 18 anni, una dei sopravvissuti alla strage. Era cominciata così il 17 febbraio scorso tre giorni dopo la strage di Parkland il 14 febbraio in Florida in cui Nikolas Cruz ha ucciso 17 persone. La prima puntata è finita ieri, a Washington, e in molte altre città americane con centinaia di migliaia di persone, soprattutto adolescenti, per strada per la «Marcia per le nostre vite». Non è molto, ma come si diceva un tempo, «ce n’est qu’un début…».

David Bidussa, storico sociale delle idee