…genocidi

In gran parte del mondo, dalle Università americane a quelle israeliane e fino allo Yad Vashem, il confronto tra i genocidi che hanno segnato il Novecento, in primo luogo la Shoah, è ormai una metodologia generalmente ammessa. Certo, purché sia un confronto serio, che analizza i tratti comuni e quelli invece discordanti di fenomeni comparabili, come i genocidi. Solo la propaganda accetta confronti tra la Shoah e il conflitto israelo-palestinese o, come in questi ultimi giorni in Italia, l’utilizzazione generica del segno nazista della stella di David.
La disciplina deputata a questi confronti è la storia. Non l’antropologia, o la letteratura, o la psicoanalisi. Solo l’analisi storica consente la comparazione, che è anzi della storia uno dei pilastri indiscussi. In Italia, non da parte della storiografia ma nei media e nel dibattito politico, questo è ancora considerato “una banalizzazione della Shoah”. Che ciò che succede in Siria non abbia ancora ricevuto l’etichetta di genocidio, alla pari di ciò che è avvenuto in Armenia, in Rwanda, in Bosnia, non impedisce, credo, il confronto con la Shoah, almeno parziale e limitato ad aspetti particolari. Scandalizzarsene è stupido e rivela una notevole ignoranza del dibattito internazionale oltre che un attaccamento parrocchiale a dogmi ormai fossilizzati.

Anna Foa, storica