Ungheria al voto, la Heller:
“Il mio paese è una tirannia”
Ottime possibilità di terzo mandato per il premier ungherese Viktor Orban. Riflette l’intellettuale Agnes Heller, che in gioventù scampò alla Shoah e che del premier magiaro è una ferma oppositrice, in una intervista con il Corriere: “L’Ungheria non è un paese totalitario, ma è sicuramente una tirannia”. Secondo Heller, Orban non sarebbe antisemita. Ma userebbe tutto ciò che gli serve per rafforzare il potere, avvelenando l’anima del popolo. Come nel caso delle note campagne contro George Soros. Nel suo caso, afferma, userebbe il sistema di Erdogan con Gulen. “Soros è americano, ebreo, ha origini ungheresi. Il nemico perfetto per Orban”.
Diversi quotidiani dedicano spazio alla morte di Yaser Murtaja, il fotoreporter palestinese rimasto ucciso al confine tra Striscia di Gaza e Israele. Secondo Hamas, il gruppo terroristico che controlla la Striscia, da un cecchino israeliano. Scrive Repubblica: “Ieri ci sono stati i suoi funerali, c’era il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh. Sulla bara ricoperta dalla bandiera palestinese c’era anche un giubbotto antiproiettile con la scritta ‘Press’, uno di quelli che indossano i giornalisti in zone di guerra”. Il Corriere segnala “la protesta a Ramallah in contemporanea con i funerali” del sindacato dei giornalisti palestinesi.
Anche Moni Ovadia tra i protagonisti di Sum#02 – Capire il futuro, evento organizzato ieri ad Ivrea dall’associazione Gianroberto Casaleggio presieduta dal figlio Davide. Intervistato da Repubblica, Ovadia sembra strizzare l’occhio ai Cinquestelle: “Sono iI sintomo del disagio creato dalla malattia dei partiti e dal fatto che sono marcite le strutture portanti del sistema Italia. Hanno catalizzato le sofferenze degli elettori di destra e di sinistra. Adesso – dice – vedremo come utilizzeranno questo patrimonio”.
Sulle pagine torinesi de La Stampa Ada Treves presenta la mostra fotografica “1915-1918 Ebrei per l’Italia” realizzata dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano e presentata all’Archivio di Stato del capoluogo piemontese. “Eroi italiani” il titolo scelto per presentare quest’esposizione, che mette al centro il contributo ebraico alla Grande Guerra.
“A 70 anni dalla nascita, Israele è un Paese hi-tech, ricco e postmoderno. Ma ha perso le sue origini”. Questo il bilancio di Dan Diner, studioso dell’Università ebraica di Gerusalemme, in un colloquio con L’Espresso.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(8 aprile 2018)