25 Aprile, Liliana Segre:
“Importante scendere in piazza”
25 Aprile, Festa della Liberazione.
“Le contestazioni alla Brigata ebraica sono un questione di ignoranza. La Brigata sfila avendo partecipato alla Liberazione. Fischiarla è assurdo perché non ha niente a che fare con Israele e con il suo governo attuale” afferma Liliana Segre in una intervista con Repubblica.
A proposito del 25 Aprile la neo senatrice a vita dice: “Trovo che sia importante avere tanta gente che manifesta in strada per ricordare questa data e quello che ha voluto dire per l’Italia e in Europa”. Mentre sul clima che si respira nel paese osserva: “Penso che si stiano rivoltando nella tomba tutti coloro che durante il fascismo fecero la scelta di combattere i totalitarismi. Loro diedero la vita per la democrazia e combatterono per la libertà, ma quel che sta avvenendo in Italia, col revisionismo e con il riemergere di movimenti neofascisti, è molto grave e doloroso”.
Scrive tra gli altri il Corriere a proposito della spaccatura romana, con la Comunità ebraica che ha deciso di sfilarsi dal corteo dell’Anpi per l’annunciata infiltrazione di gruppi propal: “Un anno non è bastato a ricucire lo strappo e, con le analoghe motivazioni del 2017, anche oggi ci saranno due iniziative separate per celebrare i 73 anni della Liberazione”.
In evidenza, sui dorsi napoletani dei giornali, la risposta della Comunità ebraica partenopea alle dichiarazioni del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, che lunedì aveva paragonato la situazione del Pd a quella degli ebrei soggetti alle Leggi antiebraiche del ’38.
“La privazione dei più elementari diritti civili e della stessa dignità degli ebrei in seguito alle leggi razziali non può essere utilizzata come termine di paragone per situazioni che afferiscono ai meccanismi della politica di qualunque Stato democratico” si legge in una nota diffusa ieri.
In serata De Luca si è scusato.
Fa discutere l’appello del presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Josef Schuster, che di fronte al moltiplicarsi degli episodi di antisemitismo ha invitato a non indossare la kippah nelle grandi città. Un invito che non ha fatto il pieno di consensi, tanto che stasera di fronte alla sinagoga di Charlottenburg, nel cuore di Berlino, la Comunità ebraica ha organizzato un raduno con lo slogan ‘Berlino porta la kippah’. Sarà, scrive il Corriere, “un banco di prova della reazione popolare”.
Su questo tema interviene anche Pierluigi Battista in un editoriale: “Dopo oltre settant’anni – vi si legge – essere ebreo diventa ancora motivo di paura in Germania. Ma non sono i fantasmi del passato che si ripresentano identici. Magari l’antisemitismo fosse appannaggio solo di un branco di teste neonaziste vuote e rasate. Portare una kippah scatena l’odio di chi, assieme agli ebrei, vuole vedere distrutta Israele, gli infedeli che osano deturpare e sporcare la ‘terra santa’”.
Inaugurata in serata al Maxxi di Roma la mostra “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000”, realizzata nel centenario dalla nascita del grande architetto con la Fondazione Bruno Zevi e curata da Pippo Ciorra e Jean-Luis Cohen.
“Una mostra su Bruno Zevi che non è una mostra su Bruno Zevi ma che ha come curatore Bruno Zevi. Uno, cento, mille Bruno Zevi, l’architetto, il docente, l’urbanista, il polemista, l’anchorman, il politico. Dissonanza – scrive La Stampa – è la parola chiave”.
Annota il Corriere Roma: “In questi sbiaditi tempi, in questa Roma rattristata e offesa, incapace di guizzi culturali, è proprio difficile non sentire il bisogno di Bruno Zevi”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(25 aprile 2018)