L’ora della Grande Partenza,
il via al Giro da Israele

rassegnaPrende il via in queste ore da Gerusalemme il Giro d’Italia numero 101: la Grande Partenza, come ricordano i quotidiani italiani, che anche oggi dedicano pagine e approfondimenti alle tre tappe israeliane. “Ci vuole coraggio per immaginare una partenza in Israele, la prima di una grande corsa a tappe fuori dai confini dell’Europa, e un arrivo a Roma ai Fori Imperiali: il cammino delle Crociate all’incontrario”, scrive il direttore de La Gazzetta dello Sport Andrea Monti, aprendo lo speciale del quotidiano rosa dedicato al Giro. Quotidiano che intervista per l’occasione il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, secondo cui il Giro è “una vetrina imperdibile per mettere in mostra ciò che possiamo offrire”. Gazzetta, Corriere e La Stampa ricordano poi come sin da Gerusalemme tutti gli occhi saranno puntati soprattuto su tre campioni: Froome-Dumoulin-Aru, “la triade dei campioni che scendono nell’arena della corsa”. “Far partire il Giro d’Italia da Israele è una scelta carica di significati simbolici, per una serie di motivi. – scrive Aldo Cazzullo sul Corriere – Dà uno slancio internazionale a una competizione che negli ultimi tempi era scivolata troppo sotto il Tour de France, con cui si deve confrontare. Tiene Israele dentro il circuito europeo e mediterraneo dello sport, com’è giusto che sia, senza di per sé esprimere un giudizio sulla politica del suo governo. Rappresenta un segnale per la comunità ebraica italiana ed europea, giustamente inquieta per le tensioni in Medio Oriente e per l’immigrazione islamica incontrollata in Occidente”.

Germania, le preoccupazioni ebraiche. “Pensavo soprattutto ai bambini e agli adolescenti che girano soli nelle grandi città. È sconsigliabile che si facciano riconoscere come ebrei. In generale penso che una certa cautela non sia sbagliata, anche se non mi spingerei sino a dire che sia pericoloso vivere in Germania come ebrei”, così il presidente delle Comunità ebraiche tedesche Josef Schuster, parlando del suo invito a non portare la kippah che ha suscitato diverse critiche. Intervistato oggi da Repubblica, Schuster spiega le due problematiche legate all’antisemitismo in Germania: “molti pregiudizi antisemiti sono stati trasmessi attraverso i secoli. Nelle famiglie tedesche, da una generazione all’altra. La quota è costante, attorno al 20%, da anni. Purtroppo sul web assistiamo anche a uno sdoganamento verbale. Un numero crescente di persone che ormai esprime apertamente i propri pregiudizi nei confronti degli ebrei. Ad essi si aggiunge l’odio verso Israele e l’antisemitismo da parte di una parte dei musulmani che vive in Germania. Sono cresciuti con quest’odio. L’antisemitismo tra musulmani è sentito dagli ebrei molto più spesso di quanto non lo registrino le statistiche della polizia”.

Israele e la scelta di andare in guerra.
Repubblica riporta il voto di lunedì sera del Parlamento israeliano su una nuova legge sui “poteri di guerra”. “D’ora in poi in ‘circostanze estreme’ basterà la decisione del premier e del ministro della Difesa per mandare il Paese in guerra. – scrive il quotidiano – In condizioni normali a decidere sarà sempre il ‘gabinetto di sicurezza’, che secondo la legge è l’organo costituzionale che ha il potere di impegnare il paese in operazioni belliche”. Aviad Kleinberg su Yedioth Ahronoth scrive “questa decisione, che naturalmente è stata relegata dai media ai margini dello show sull’Iran, farà sì che le scelte del primo ministro e del ministro della Difesa potranno essere valutate solo in retrospettiva”.

Bologna e l’ora di religione. Trasformare il progetto dell’ora di religioni di un istituto bolognese in un’occasione per dare il via a una sperimentazione su larga scala che veda, però, la partecipazione anche dei rappresentanti delle altre confessioni religiose. È quanto emerso da un’udienza conoscitiva al comune di Bologna. “È il settimo anno che alle medie Saffi si porta avanti il progetto ‘Convivialità nelle differenze’ – ha spiegato ieri ai consiglieri comunali la dirigente Filomena Massaro – e quest’anno il collegio dei docenti ha deciso di provare a innestare quel tipo di progettazione anche nella primaria. E stato chiesto a tutte le famiglie, non mi risultano forzature”. Positivo il giudizio del presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz, che riporta il Corriere Bologna, sottolinea la grande criticità della questione: “anche se è apprezzabile che scuole come le Saffi provino ad affrontare il tema della diversità e ad offrire uno strumento ai ragazzi, serve una strada perché questo percorso diventi istituzionale. La soluzione del problema della differenziazione tra ora di religione e ora alternativa non può avvenire in ambito locale”.

Negazionismo e punibilità. Il giurista Gaetano Insolera sul Mattino riflette sul tema del negazionismo della Shoah e del reato penale ad esso collegato, analizzandone i confini.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked