Insultati e vaccinati
Rispondere al questionario dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea è interessante e fa riflettere, anche nella parte che non riguarda strettamente l’antisemitismo: è divertente, per esempio, dover assegnare un voto al proprio livello di osservanza (per la cronaca, mi sono data un 5, insufficienza non grave, voto temo fin troppo generoso); ed è curioso trovarsi, nonostante il 5, a rispondere quasi sempre “sì” alle domande sulle singole mitzvot osservate: dato che sarebbe troppo presuntuoso supporre che il questionario sia stato pensato apposta per me devo dedurne che il mio modo di vivere l’ebraismo è tra quelli più diffusi in giro per l’Europa; buono a sapersi: è piacevole una volta tanto non sentirsi in minoranza.
Pur non volendo cadere nel vittimismo e nell’allarmismo ingiustificato ho ritenuto opportuno rispondere che nella mia percezione l’antisemitismo in questi ultimi anni è aumentato, eppure, a parte affermazioni sgradevoli lette o ascoltate, non posso dire di aver subito nulla di che mi abbia toccato o danneggiato personalmente. In questa parte del questionario ho dovuto dire una parziale bugia, o, per lo meno, una verità nella sostanza ma una bugia nella forma. Alla domanda se in questi ultimi anni ho subito attacchi o ricevuto insulti via mail e sui social network, purtroppo ho dovuto rispondere che sì, ne ho ricevuti. Alla domanda se li ho ricevuti in quanto ebrea in teoria avrei dovuto rispondere sì, perché li ho ricevuti per lo più in quanto direttrice di un giornale ebraico (Ha Keillah), ma trattandosi di un sondaggio sull’antisemitismo ho ritenuto opportuno rispondere no, dal momento che attacchi e insulti mi erano venuti da altri ebrei.
Non so se questo sia preoccupante. Forse è semplicemente logico che sia così: capita più spesso di litigare con amici e parenti che con sconosciuti. E probabilmente non è neppure una novità di questi ultimi anni: nel mondo ebraico italiano (e non solo) abbondano i ricordi e i racconti di liti furibonde divenute quasi leggendarie. Certo, internet e i social network non aiutano, ma questo non è un fenomeno esclusivamente ebraico. Comunque sia non ho potuto fare a meno di domandarmi: quanti sono nella mia situazione e hanno subito i peggiori attacchi e insulti degli ultimi anni proprio da altri ebrei? Credo moltissimi. Potrebbe essere interessante, se l’indagine sarà ripetuta nei prossimi anni, provare a indagare il fenomeno.
La conflittualità interna al mondo ebraico è un fattore di debolezza oppure è un’utile scuola di vita in un ambiente tutto sommato protetto, una specie di vaccinazione che ci rende più forti nei confronti del mondo esterno?
Anna Segre, insegnante
(11 maggio 2018)