È ora di aprire gli occhi

Si è finalmente aperta l’ambasciata americana a Gerusalemme. Gran festa senza tragedie e con la buona pace di tutti. In pratica la decisione americana si è realizzata, non è caduto il mondo, non è scoppiata la terza guerra mondiale, né rivoluzioni né disordini di rilievo a Gerusalemme. I trambusti e morti a Gaza non hanno niente a che fare con Gerusalemme: sono la conseguenza delle pretese di Hamas di sfondare le recinzioni e compiere invasione e terrorismo in Israele, come apertamente hanno dichiarato: per “liberare la Palestina dagli infedeli”. Mandare a morire una cinquantina di palestinesi aiuta la loro politica e l’interesse del mondo per la Causa.
La novità non è nella premessa, ma nei risvolti politici della cosa, l’importanza per l’opinione pubblica mondiale, l’effetto sui palestinesi e sulla politica europea.
Mi spiego. Quando Trump ha affermato di voler concretizzare le decisioni del governo americano rimaste sulla carta per anni tutto il mondo si è stupito e “inorridito” al pensiero di che potesse succedere.
Cina e Russia hanno criticato, logicamente per i propri interessi politici.
Il Papa e l’Europa hanno ufficialmente biasimato, con la scusa del pericolo di probabili incidenti, intifade e “pericolo della pace nel mondo” (per salvaguardare la pace non si devono far arrabbiare i palestinesi).
La politica dell’Europa si è fermata al ’48 quando l’Onu non sapendo come barcamenarsi tra Israele e il mondo arabo ha ben pensato a una Gerusalemme Celeste “internazionalizzata” non si capisce in mano e governata da chi (una propaggine dello Stato pontificio? Una divisione come quella di Berlino prima della caduta del comunismo?). In realtà è l’antisemitismo latente alla base di queste politiche oggi.
Gli arabi in generale: sono saltati su tutte le furie. Hanno visto crollare gli sforzi di 50 anni di autosuggestione e di convincimento che gli ebrei sono nella regione un corpo estraneo da cancellare, della propaganda che ha attecchito in Europa e non solo. In sostanza la propaganda araba era riuscita a convincere mezzo mondo delle ragioni dei palestinesi, della loro sofferenza sotto il “regime” israeliano, della loro essenza di “popolo e nazione” unitario e distinto che ha quindi diritto a un proprio stato indipendente, del diritto a una terra tutta loro “pulita” di ebrei (guarda un po’, proprio Israele tra tante terre mussulmane, e alla faccia della pulizia razizale). E che Gerusalemme deve essere la loro capitale, perché leggenda vuole che Maometto è salito in cielo sul somaro volante proprio da qui.
Logicamente tutte queste pretese non hanno alcun fondamento:
1) Non sono mai stati una nazione, sono arrivati per la maggior parte qui da tutto il Medio Oriente attratti dallo sviluppo che questa terra ha cominciato ad avere con gli inglesi e gli ebrei. Erano tribù sparse in tutto l’impero turco fino alla prima guerra mondiale, la politica dell’Onu (che ha riconosciuto e mantenuto profughi per generazioni) e la discriminazione degli Stati arabi ne ha fatto una massa-popolo di milioni.
2) Sotto il “regime” israeliano – unica democrazia dei dintorni – starebbero molto meglio anche come minoranza di ogni possibile regime musulmano compreso uno “stato palestinese”. Prova ne è che gli arabi di Gerusalemme non si sognano neppure di emigrare a Gaza o a Ramallah! E gli arabi del Galil non hanno nessuna voglia di staccarsi da Israele e unirsi ad un futuro Stato palestinese.
3) Se pensano di non godere di tutte le libertà cui aspirano è solo perché lo Stato d’Israele deve difendersi e por limiti ai pericoli di terrorismo cui buona parte degli arabi sono stati educati da Arafat in poi. A Gaza hanno in pratica uno Stato loro e possono far quel che gli pare. Comprese elezioni indipendenti: il problema è che “quel che gli pare” è tirar missili sugli insediamenti ebraici, il che logicamente non gli permettiamo di fare, e usare gli aiuti internazionali per scavare gallerie d’attacco e comprare armi invece di costruir case e sviluppare industrie per dar lavoro e benessere.
Quando poi tentano di rompere confini, invadere, venir qui ad ammazzare contadini non c’è da meravigliarsi se li ricacciamo, gli vietiamo di importare materiali bellici, e anche li ammazziamo.
4) Quanto alla “terra” nessuno li caccia dalle proprie case: se un mq di terreno si dimostra appartenere a qualcuno, invece di risarcirlo i giudici israeliani danno ordine di abbattere case e poderi dagli occupanti ebrei. Case arabe costruite senza permessi su suolo altrui…non si toccano. Insediamenti ebraici costruiti su terra di nessuno? Danno solo lavoro e benessere ai vicini villaggi arabi. Solo che volessero vivere in pace e collaborare.
5) Gerusalemme Capitale della Palestina, o divisa tra 2 Stati: è la capitale di Israele da 3000 anni, pretesa dai palestinesi da 50. Dopo che i giordani hanno perso la città vecchia nel ’67 in una guerra di difesa, in parte occupata dai giordani nel ’48. A che titolo la pretendono?
Se ritengono di avere un qualche diritto su determinati quartieri abitati in maggioranza da arabi, vengano al tavolo delle trattative, riconoscano Israele e la sua capitale, diano garanzie di non pretendere altro e stare in pace: allora saremo ben contenti di cedergli qualche ettaro e quartieri, da unire a Ramallah, e la chiamino pure “Al-Quds”.
6) La west-bank (Yeuda ve Shomron): è territorio appartenente alla Palestina/Israele storica, toltoci e occupato da chi più ne ha e ne metta (Babilonesi-greci-romani-crociati-arabi-turchi-inglesi). Occupato dai giordani nel ’48, riconquistato da Israele nel ’67, con confini stabiliti dagli inglesi e francesi spartitisi i domini all’inizio del secolo scorso, lasciato dai giordani con la pace in mano israeliana: per quale diritto deve essere il “sacro confine” del “popolo palestinese”? Come detto vengano a discutere senza boria, e avranno qualcosa a condizioni, bontà nostra che non vogliamo uno stato con forte minoranza araba scontenta del governo.
7) La restituzione di Gaza (che tutti hanno elogiata e condivisa) ci dimostra che nessuno spazio “di autonomia e libertà” genera cultura, tolleranza e pace.
Insomma – e questo è il pensiero della maggioranza degli israeliani e delle mie convinzioni – finché i palestinesi e tutti gli arabi dei dintorni non si renderanno conto dell’assurdità delle loro pretese, non capiranno che con forza e guerre non otterranno nulla, penseranno che attraverso la maggioranza all’ ONU, minacce di insurrezioni all’ Europa benpensante e pacifica, non ci sarà alcuna soluzione del loro problema, se problema è.
Se pensano che qualcuno dia loro uno stato “metà Israele” per poi armarsi e conquistare tutta la loro “terra santa” cacciandoci dal medio oriente come si propongono…. hanno fatto i conti senza l’oste (come si dice). E l’oste per l’appunto è Israele, abbastanza forte per non cedere nulla.
E torniamo a Gerusalemme capitale di Israele:
L’America ha capito che Israele non rinuncerà mai alla sua capitale, riconquistata col sangue dopo secoli di Diaspora, e ha capito che pace con gli arabi può farsi solo quando questi rinunceranno alle loro pretese, e si convinceranno che non sono in grado di attuarle, né con la forza né con la politica,
L’Europa non l’ha ancora capito, e col sostenere “uno stato palestinese con capitale Gerusalemme” allontana solo la possibilità di un accordo. Il sostenere le tesi palestinesi all’Onu e far credere ad Abu Mazen che la maggioranza alle nazioni unite riuscirà a piegare Israele è solo una chimera che non porta da nessuna parte. Il pacifismo europeo alimenta solo le illusioni palestinesi e non avvicina la pace, così come il possibilismo di Chamberlain prima della 2° guerra mondiale ha solo spinto la Germania a scatenare la guerra. È ora che perfino la Mogherini apra gli occhi. Purtroppo – come tanti italiani e perfino la sinistra israeliana – li ha foderati di prosciutto (non casher) come si dice, e di malafede, e di antisemitismo.

Gianfranco Yohanan Di Segni

(16 maggio 2018)