Alberto Mieli (1925-2018)
Scompare all’età di 92 anni Alberto Mieli, detto Zi Pucchio, uno degli ultimi Testimoni della Shoah. Nato a Roma il 22 dicembre 1925, venne catturato da fascisti e nazisti nel febbraio del 1944 e quindi, dopo essere transitato a Fossoli dopo una detenzione nel carcere di Regina Coeli, deportato ad Auschwitz Birkenau.
“Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere” raccontava Alberto nei suoi numerosi incontri con i giovani, nelle scuole, dove ad attenderlo trovava sempre calore e amicizia. Anche per quel suo modo schietto di fare e per la simpatia che subito emanava. Un lottatore, provato dalle esperienze vissute ma mai schiacciato. Un lottatore, ma anche un ambasciatore di speranza.
“Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa” è il titolo della sua biografia, scritta con la nipote Ester. Un viaggio nell’orrore, ricostruito attraverso i suoi occhi di ragazzino. E un fermo impegno verso le nuove generazioni. “Sono felice di essere qui, per ribadire ancora una volta quando sia importante la Memoria. A voi spetta il testimone del ricordo perché orrori del genere non accadano più” aveva sottolineato, alcuni anni fa, in una delle giornate per lui più emozionanti e significative. Il conferimento, da parte dell’Università degli Studi di Foggia, della laurea honoris causa in Filologia, Letterature e Storia. “Ho visto uomini impazzire per la fame. Ho visto mangiare topi per la fame. Ho visto cose inenarrabili. Per questo chi vive oggi la libertà e la felicità non sa che cosa veramente ha la facoltà di vivere e apprezzare. Soltanto quando ti tolgono la vita – il suo messaggio ai ragazzi – sei in grado di apprezzare il suo valore”.
Profondo il cordoglio nella Comunità ebraica romana. “Tra gli ultimi sopravvissuti degli orrori dei campi di sterminio, Mieli è stato un testimone pieno di umanità e dignità con grande forza di riscatto. La Comunità partecipa intensamente al dolore per la perdita unendosi al lutto della famiglia che ha fedelmente sostenuto la trasmissione della storia” dice il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Sottolinea la presidente Ruth Dureghello: “La Comunità piange un grande uomo. Pur soffrendo terribilmente, è stato capace di essere guida e riferimento per i più giovani dedicando la sua vita a tramandare la memoria a testimoniare gli orrori della Shoah senza perdere l’ironia e il sorriso”. “Con Mieli – afferma la Presidente UCEI Noemi Di Segni – ci lascia una delle ultime voci romane dalla Shoah. Era un ragazzino, Alberto, quando fu deportato ad Auschwitz. Un’esperienza che l’ha segnato, nel fisico e nella mente. Ma che non gli ha impedito di ricostruirsi una vita e di seminare amore, determinazione, profondo attaccamento ai valori ebraici che hanno segnato la sua vita e quella delle generazioni che sono seguite”.
Commenta Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah: “È una perdita enorme per la nostra memoria ma non solo. Quando va via un sopravvissuto con lui se ne va anche una parte di noi”.
(29 maggio 2018)