Sud di Israele, notte di tensione
Gli Usa chiedono l’intervento Onu

La notte è stata particolarmente dura. Piena di sirene, di allarmi, di angoscia.
Ma è un segnale significativo quello che arriva dai villaggi e dai kibbutz più vicini alla Striscia di Gaza, da dove fino a poco fa sono stati ininterrottamente lanciati razzi verso il territorio israeliano in quello che – lo dicono i numeri – è il più consistente attacco sferrato dal gruppo terroristico Hamas dal 2014 a oggi.
Il numero, anzi la percentuale, è 75%. Tre studenti su quattro, nonostante la minaccia incombente, materializzatasi nelle scorse ore con un razzo caduto (per fortuna senza vittime) nel cortile di un asilo nido, si sono presentati questa mattina a scuola. Un numero che lascia intendere la volontà di non farsi scoraggiare, tipica di chi abita in Israele e in particolare in quella delicata regione.
“È stata una notte dura, segnata da ripetuti allarmi e da corse nei rifugi. L’ho sperimentato personalmente, avendo trascorso le scorse ore in una di queste comunità. Nonostante ciò, tanti studenti sono venuti a scuola. E ci auguriamo che la percentuale cresca ulteriormente nei prossimi giorni” ha dichiarato il ministro all’Educazione Naftali Bennett (nell’immagine) nel corso di una conferenza stampa organizzata proprio in uno di questi istituti.
Mentre la tensione resta alta, e regna anche la confusione visti i diversi annunci relativi a un cessate il fuoco ancora da raggiungere, da segnalare l’intervento degli Stati Uniti presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Necessaria, ha sottolineato l’ambasciatrice Nikki Haley, una ferma condanna per l’iniziativa assunta dal gruppo jihadista.

(30 maggio 2018)