Toth, un eroe in panchina
La commozione di Budapest

Il nome di Istvan Toth è oggi un po’ dimenticato. Eppure questo grande allenatore ungherese, uno dei Maestri della sua generazione al pari tra gli altri di Arpad Weisz ed Erno Erbstein, vittime entrambi della persecuzione antiebraica, ha letteralmente “fatto il calcio” in un momento in cui questo sport, nel solco del modello inglese, diventava un affare abbastanza serio anche in Italia (nel 1926, agli inizi della sua carriera, la Carta di Viareggio marcò in modo chiaro la differenza tra professionismo e dilettantismo). Un’opportunità di crescita per tutti, anche per i numerosi talenti in panchina che il paese magiaro sfornava in quegli anni. E così, dopo i successi in patria e dopo aver guidato persino la Nazionale, nel 1930 Toth sceglie l’Italia per insegnare calcio prima a Trieste e poi Milano, sponda nerazzurra.
Gli annali ci tramandano il ricordo di un vincente. La Storia ci ricorda che fu anche un grande uomo. Un eroe che, nel momento più drammatico, non esitò a mettere a rischio la vita (perdendola) per salvare il maggior numero possibile di ebrei dai nazifascisti. E questo in combutta con un altro grande collega e connazionale, Geza Kertész, anche lui ex calciatore, anche lui formatosi come allenatore in Italia. Grazie al loro perfetto accento tedesco, fingendosi ufficiali delle SS, i due riuscirono a tirar fuori dal Ghetto di Budapest centinaia di prigionieri destinati al lager. Una rete li sostenne, fin quando arrivò la delazione di una spia a interrompere i loro piani. E quindi l’arresto e la fucilazione, il 6 febbraio del 1945. Una settimana dopo Budapest sarebbe stata liberata.
Ieri il grande cuore di Toth, bandiera del Ferencvaros, è stato celebrato in forma solenne prima del calcio d’inizio della partita dei preliminari di Europa League che ha visto opposti i padroni di casa agli israeliani del Maccabi Tel Aviv. In campo ventidue ragazzini con una maglia raffigurante lo sportivo eroe, cui è stata dedicata anche una precedente commemorazione concertata (come il successivo omaggio) assieme alle due squadre, alla federazione degli ebrei ungheresi, al World Jewish Congress. Un segnale forte, anche perché lanciato davanti a una tifoseria spesso distintasi per la deriva razzista di una sua componente non così irrilevante.
“Trovo incoraggiante il fatto che anche il governo abbia condiviso questo omaggio a una figura così significativa, che ha rischiato la propria vita per difendere la dignità umana e il rispetto tra i popoli” ha sottolineato il vicepresidente del WJC Robert Singer.

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(13 luglio 2018)