Incendi in Grecia, una strage Governo sospetta azione dolosa
È di almeno 74 morti il bilancio delle vittime degli incendi che hanno devastato la regione attorno ad Atene, in Grecia. Ancora ignote le cause dell’incendio, ma il governo greco sospetta che siano di natura dolosa. “Nulla resterà senza risposta” ha dichiarato il premier greco Alexis Tsipras. Le fiamme sono divampate in luoghi diversi e distanti tra loro e anche per questo lo stesso Tsipras, in mattinata, aveva parlato di “incendi asimmetrici”, spiega Repubblica. Alcuni media greci ipotizzano, inoltre, che piromani siano entrati in azione per saccheggiare le case abbandonate dai turisti o per motivi di speculazione edilizia. Tanti i leader internazionali che hanno mandato messaggi di sostegno e cordoglio alla Grecia, tra cui il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha telefonato a Tsipras. “Israele piange con il popolo greco per la perdita di vite umane. Le mie più sentite condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari”.
L’Italia, gli intellettuali e l’appello di Saviano. Repubblica pubblica l’appello dello scrittore Roberto Saviano contro la retorica anti-immigrati e populista. “Oggi chiunque abbia la possibilità di parlare a una comunità deve sentire il dovere di prendere posizione”, scrive Saviano. “Quello che si sta consumando non è uno scontro tra me e Matteo Salvini. – prosegue lo scrittore – Per me non c’è nulla di personale; sento piuttosto fortissimo il dovere e la necessità di parlare per chi non ha voce. Per i seicentomila immigrati presenti in Italia che devono essere regolarizzati ora, subito, perché siano sottratti allo stato di schiavitù in cui, in molti casi, versano”. Per la scrittrice Michela Murgia, intervistata da Repubblica, la vera assente è la politica. Diverso l’approccio di Giuliano Ferrara che sul Foglio – rispondendo a Luigi Manconi – contesta il messaggio di Saviano: “Si può stare dalla parte degli eroi del soccorso marittimo, anche quelli con l’anello al naso, anche i cestisti spagnoli di Memphis, e contro il nostro generalissimo dei porti chiusi senza per questo rinnegare la vocazione al controllo dell’immigrazione e senza dismettere il massimo disprezzo per le gesticolazioni dell’antirazzismo e dell’umanitarismo come professione (Saviano, per esempio)”.
Roma, chi ha sparato alla bimba rom. “Non sono razzista. Ero in balcone col fucile, colpo partito per sbaglio”, questa la difesa dell’uomo – ex dipendente del Senato in pensione – ritenuto responsabile del ferimento di Cirasela, una bimba rom di 15 mesi, ricoverata da giorni in ospedale in condizioni gravi. “Le obiezioni degli investigatori sono almeno due. – riporta il Corriere rispetto alla difesa dell’uomo che ha sparato – Perché non è sceso in strada? La risposta è che, sul momento, non si sarebbe reso conto dell’accaduto. E allora come mai quando ha letto sui giornali la storia, non ha pensato di presentarsi alle forze dell’ordine? Arezio, qui, è rimasto in silenzio. L’ipotesi che l’arma possa essere stata modificata in qualche modo per renderla più aggressiva è sul tavolo”. Repubblica intanto avverte che ci sono stati altri sei casi simili in Italia nell’ultimo mese: “Episodi che hanno in comune due cose: l’uso di fucili e pistole ad aria compressa e la scelta di puntarli verso esseri umani ritenuti diversi. Per il colore della pelle, per l’etnia, per il Paese di provenienza, per la follia di un attimo”.
L’Italia e l’adozione della definizione dell’Ihra di antisemitismo. Repubblica riporta in una breve la visita al Tempio Maggiore di Roma di ieri della presidente del Senato Elisabetta Casellati e sottolinea la richiesta del mondo ebraico affinché “il Senato vigili contro l’antisemitismo e recepisca, con una mozione o un altro atto, la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance”. Casellati, durante la visita, ha affermato che “le leggi razziali, a 80 anni dall’emanazione, restano una pagina di vergogna perla nazione italiana”.
Israele e la minaccia oltreconfine. Le forze di difesa israeliane hanno abbattuto ieri un caccia siriano, che era entrato senza autorizzazione nel suo spazio aereo. Si tratta di un Sukhoi (un 22S o 24, nomi in codice Nato Fitter e Fencer) di fabbricazione russa, racconta La Stampa. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha definito l’episodio come una spudorata violazione dell’accordo bilaterale tra i due paesi del 1974, il Separation Forces Agreement, e ha avvertito che “non accetteremo nessuna intrusione sul nostro territorio, né via terra né per via aerea”.
Tunisia: “Niente mondiale, sei israeliana”. Come raccontato sul notiziario di ieri Pagine Ebraiche 24, a una bambina di 7 anni, Liel Levitan, considerata dagli addetti ai lavori un vero prodigio degli scacchi, la Tunisia ha vietato la partecipazione ai mondiali in corso nel paese per il semplice fatto di essere israeliana. Della vicenda scrive oggi Avvenire.
La blogger finanziata da CasaPound e le falsità sui migranti. A libro paga di CasaPound, contattata dal sito filorusso Sputnik per collaborare, la blogger Francesca Totolo – intervistata oggi da La Stampa – è l’ultimo terminale di un più ampio sistema teso a diffondere notizie false su migranti e sulla rete dei soccorsi in mare. La sua modalità di comunicare, ricorda il quotidiano torinese ricostruendone il modus operandi, “è ben strutturata, ma diversa dal dispositivo delle ‘fakenews’. Alcuni elementi sono veri e danno l’impressione di una notizia verificata, anzi addirittura frutto di un ‘coraggioso’ lavoro di contro-informazione”. Come accaduto con il caso dello smalto sulle unghie di Josepha, la giovane del Camerun salvata dalla ong Open Arms: la Totolo ha usato questo dettaglio per affermare che il suo salvataggio fosse una “fakenews”. I volontari della Open Arms hanno spiegato di aver dato loro lo smalto alle unghie della donna per distrarla dallo choc subito.
Legge fondamentale. Su Repubblica Corrado Augias critica la Legge fondamentale approvata dalla Knesset e legata all’identità ebraica dello Stato d’Israele. Augias cita un attivista israeliano di sinistra, Michael Schaeffer che “fa notare che, se si conta fino al 19 luglio scorso, l’arabo è stato una lingua ufficiale d’Israele per 70 anni, 2 mesi, 5 giorni. Ci si è affrettati a ripetere che anche dopo la nuova legge questa lingua manterrà le sue prerogative, ma il fatto di aver perso lo status di lingua ufficiale, insieme alle altre norme che la legge contempla, manda un doppio e chiaro messaggio. Agli Ebrei dice che Israele è il loro stato-nazione, la loro casa (Homeland) esclusiva. Ai Palestinesi dice che Israele non appartiene a tutti i suoi cittadini, un quinto dei quali non sono Ebrei”. Per Augias la norma è “un riconoscimento a livello costituzionale” delle “disparità” fra ebrei israeliani e arabi israeliani.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked