Ticketless – Una surreale normalità
Tra le difficoltà che s’incontrano nel descrivere gli anni delle persecuzioni in Italia vi è lo stato di ‘surreale normalità’ in cui i nostri padri si trovarono a vivere. Questa categoria storiografica, tipicamente italiana, vedo che non suscita fra gli studiosi l’attenzione che merita. Da tempo vado raccogliendo casi esemplari. Nell’archivio di una città di provincia, dove nell’autunno del 1943 era sorto un campo di concentramento, Borgo S. Dalmazzo, ho trovato un fascicolo che chiarisce ciò che intendo per ‘surreale normalità’. Da quel campo gli ebrei italiani vennero liberati qualche giorno prima che gli ‘stranieri’ venissero deportati ad Auschwitz. Pubblico qui a fianco la denuncia di uno di loro. È indirizzata al Comando Germanico (nel fascicolo il documento risulta presente anche in traduzione tedesca, rafforzato da un atto firmato dal notaio più rinomato in città). Era accaduto che al suo rientro dal campo l’autore della denuncia trovasse la casa svaligiata. Qualcuno gli disse che le sue “masserizie” si trovavano in alcune Casermette. Sono settimane di totale confusione. I tedeschi hanno occupato la città da un mese, ma non controllano la situazione. Infierire sulla ingenuità di chi sporge la denuncia sarebbe impietoso. Accompagnato da un Brigadiere e un Capitano dei Carabinieri, si recò nelle Casermette e allegò un elenco delle cose che gli erano state rubate (letto, materassi, tavoli, vestiti).
A pensarci oggi la scena ci sembra grottesca, ma guai a giudicare con il senno del poi. La verità è sempre nel dettaglio. La periferia ingrandisce quello che accade nel centro. E i casi-limite sono sempre di grande aiuto per chi studia la storia, anche se gli storici sembrano non farci caso.
Alberto Cavaglion
(25 luglio 2018)