L’intesa Orban-Salvini
Sorrisi, strette di mano e reciproci complimenti tra il Premier ungherese Viktor Orban e il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Scrive La Stampa: “Si sa: Matteo Salvini è in campagna elettorale permanente. Ieri ha iniziato quella delle Europee di maggio. Primo spot, l’incontro a Milano, in Prefettura, con il premier ungherese Viktor Orban, l’uomo nero dell’Europa”. Così invece il Corriere: “I vicini a Salvini raccontano di un incontro in cui si è discusso molto più di economia che di immigrazione. In particolare, Orbán avrebbe detto all’interlocutore di essere riuscito a fare le riforme a cui puntava ‘perché da noi non ci sono i sindacati'”. Nel corso dell’incontro, segnalano i quotidiani, Salvini ha annunciato visite imminenti in “Nord Africa, Israele e Russia”.
All’esterno della prefettura affollato sit-in “antisovranista” promosso da sinistra e diverse associazioni, tra cui Comunità di Sant’Egidio, Arci, Anpi, Cgil e Uil.
Il Parlamento iraniano ha respinto le spiegazioni del presidente Hassan Rohani, che ha attribuito le ragioni della crisi economica alle tensioni con gli Stati Uniti e alle sanzioni. II voto, che ha accettato le argomentazioni di Rohani solo riguardo alla chiusura dei mercati finanziari globali alle banche iraniane, secondo il Sole 24 Ore testimonia “l’inasprimento del confronto a Teheran tra l’ala conservatrice e i moderati che appoggiano il presidente”.
Secondo l’ex segretario del Pd Walter Veltroni, che firma un lungo intervento su Repubblica, il momento storico che l’Italia e l’Europa stanno vivendo è tra i più inquietanti. “Credo – scrive Veltroni – che si debba uscire dal presentismo che domina il nostro tempo, che toglie respiro, serietà, credibilità alle parole e ai gesti. Guardare il mondo e interpretare i segni che ci pervengono. Fu quello che nell’estate del 1939 non si fu capaci di fare, mentre l’umanità precipitava in una guerra terribile”.
A ottanta anni dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche da parte del regime fascista il Corriere, in un ritratto di Gian Antonio Stella, ricorda la figura del professor Massimo Bontempelli, unico tra 896 docenti cui furono assegnate le cattedre vacanti per l’allontanamento degli ebrei dall’università a dire no. Scrive Stella: “Nato a Como nel 1878, studente anarchico (‘fui orgoglioso di portare qua e là pacchi di manifesti sovversivi’), laurea in Filosofia con una tesi sul libero arbitrio e in Lettere con una sull’endecasillabo, docente, poeta, interventista, corrispondente di guerra, collaboratore del Fascio politico futurista di Filippo Tommaso Marinetti, tessera del Partito fascista fatta insieme col suo amico Luigi Pirandello, cominciò a staccarsi dal regime nel 1936, dopo la guerra d’Abissinia”. Nel dopoguerra (un “paradosso”) scontò il suo passato fascista molto più di tanti colleghi e intellettuali abilmente riciclatisi.
Sul Manifesto lo storico Claudio Vercelli recensisce il saggio Verso la soluzione finale. La conferenza di Wannsee di Peter Longerich. Docente di storia tedesca presso l’Università di Londra e fondatore del Royal Holloway’s Holocaust Research Centre, l’autore è già conosciuto per un’ampia biografia dedicata a Joseph Goebbels, interamente costruita sui diari del ministro della propaganda. “In questo nuovo libro – spiega Vercelli – si sforza di dare conto dei soggetti interessati, dei passaggi così come della mediazioni che compongo il processo decisionale che portò allo sterminio degli ebrei d’Europa”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(29 agosto 2018)