Festival del cinema di Venezia
Il ’38 sul grande schermo
Nel grande appuntamento internazionale della Biennale cinema a Venezia un documentario (fuori concorso) per invitare l’Italia alla riflessione sugli 80 anni delle Leggi razziste. Nato da un’idea di Roberto Levi e Giorgio Treves, “1938 Diversi” è prodotto dalla Tangram Film in collaborazione con Sky Arte HD, Ab Thémateques Pour Toute L’histoire.
E come spiega Treves, il regista, vincitore nel 1986 del David di Donatello, si concentra sui sottili meccanismi di persuasione messi in atto dal fascismo grazie all’efficace e pervasiva azione del Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop), centro direttivo della propaganda di regime. Mostra gli articoli, le vignette, i fumetti, i filmati con cui nel volgere di pochi mesi gli ebrei vennero trasformati prima in “diversi”, poi in veri e propri nemici della nazione. Racconta le conseguenze sulla vita di ogni giorno degli ebrei italiani all’indomani delle leggi sia attraverso la voce di alcuni testimoni diretti, sia attraverso la ricostruzione, in animazione, di alcuni episodi di discriminazione e umiliazione realmente accaduti. Ad aiutare il pubblico a rileggere “questo drammatico passaggio storico sotto una luce nuova, capace di illuminare il ruolo decisivo dei mezzi di comunicazione di massa in una delle più tragiche persecuzioni razziali dell’umanità” il contributo di alcuni storici, sociologi ed esperti di comunicazione.
“La voce ufficiale della ‘grande storia’ – afferma il regista – si intreccia alla ‘microstoria’ dei racconti personali di testimoni che hanno vinto blocchi emotivi per raccontare le loro esperienze e i loro ricordi”. Il film vuole infatti essere non solo un approfondimento storico e didattico, “ma soprattutto un’occasione di coinvolgimento emotivo degli spettatori per stimolare una riflessione e una presa di coscienza”. Sottolinea Treves: “Non credo che sia solo un bisogno morale che mi spinga a voler raccontare il periodo delle leggi antiebraiche, né la necessità ‘privata’ di sapere come abbiano vissuto e cosa abbiano sofferto i miei parenti e correligionari, né una generica urgenza che se ne sappia di più, ma soprattutto la convinzione che con un linguaggio diretto si debba risvegliare l’interesse e la curiosità dei giovani e dei ragazzi. Mai come ora la frase di Santayana, ‘Chi non conosce il passato sarà destinato a riviverlo’, ci deve essere di ammonimento”.
Il documentario, a ottobre, andrà in onda su Sky Arte.
(31 agosto 2018)