…italiani
“Il razzismo era in nuce nel codice genetico del fascismo e rappresentava un logico sviluppo della sua ideologia nazionalistica, autoritaria e gerarchica, che negava radicalmente i valori umanistici e i principi liberali e democratici della civiltà occidentale, fondata sul riconoscimento dei diritti naturali e inalienabili dell’uomo, e quindi sull’idea di nazione come comunità di uomini liberi ed eguali nei diritti. (…) Secondo l’incisiva formulazione di Alfredo Rocco, per la dottrina politica del fascismo lo Stato è il fine, l’individuo il mezzo. (…) Ridotta a mera funzione dello Stato totalitario, la nazione si configura come organismo naturale, che sovrasta i singoli individui e si viene identificando con un criterio etnico. Nel clima irrazionalistico del fascismo, nazione stirpe razza divengono sinonimi: divengono termini che, sia pure non ancora incardinati in una teoria razzistica, ricorrono con crescente frequenza nei discorsi e negli scritti degli esponenti del regime ben prima della svolta segnata dalla politica razziale. Dal nazionalismo antidemocratico al razzismo dispiegato il passo sarà breve”. Sono parole di Angelo Ventura, pubblicate cinque anni fa nel bel libro Il fascismo e gli ebrei. Il razzismo antisemita nell’ideologia e nella politica del regime, Donzelli, Roma 2013. E sono drammaticamente attuali.
Gadi Luzzatto, direttore Fondazione Cdec
(31 agosto 2018)