…Ungheria

Il voto di monito espresso dal Parlamento Europeo nei confronti dell’Ungheria per le ripetute violazioni dello stato di diritto in quel paese è un passaggio cruciale di maturazione dell’intera Unione Europea, ma rischia di arrivare troppo tardi. Siamo infatti a pochi mesi dalle elezioni che rinnoveranno proprio quel Parlamento, e non c’è più tempo per far seguire al voto delle efficaci azioni politiche. Al contrario, questa netta contrapposizione rischia di portare acqua al mulino dei populismi antieuropeisti alimentandone la campagna elettorale. Quando un governo come quello di Viktor Orban si contrappone in maniera così netta ai più elementari principi di democrazia liberale e viene isolato a livello internazionale, il rischio di derive sempre più estreme è dietro l’angolo. Quando Mussolini decise di imbarcarsi nell’impresa coloniale africana muovendo guerra all’Etiopia, la Società delle Nazioni decretò le famose sanzioni all’Italia che ebbero come effetto da un lato una decisiva spinta verso l’alleanza del fascismo italiano con la Germania nazista, e dall’altro una moltiplicazione delle retoriche nazionaliste che sfociarono – fra l’altro – nella promulgazione delle leggi antiebraiche del 1938. In modo analogo, il leaderismo di destra del presidente ungherese trova alimento nel voto europeo. Certo, l’Unione Europea ha a disposizione importanti strumenti di pressione economica per indurre l’Ungheria a un riallineamento e a un ripensamento delle politiche illiberali, ma è necessario che al voto del Parlamento Europeo facciano seguito immediatamente delle buone pratiche, un intervento diretto e mirato che indichi al governo ungherese quali sono i principi irrinunciabili ai quali si deve attenere. In particolare, è necessario non far sentire gli ungheresi isolati. Si deve trovare il modo per far capire ai futuri elettori che a prescindere dal grado di consenso acquisito nella competizione elettorale, il concetto di “democrazia illiberale” inaugurato dal premier Orban non è in alcun modo accettabile ed è al di fuori dei valori su cui si fonda l’Europa.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(14 settembre 2018)