“Iran pianificò attentato”
L’Iran dietro un attentato sventato a giugno alle porte di Parigi, dove si teneva un raduno di oppositori al regime. È quanto sostengono gli 007 francesi.
L’annuncio delle scorse ore, scrive La Stampa, ha coinciso con altre iniziative in cui sono stati mostrati i muscoli agli iraniani. “Ieri mattina, all’alba, oltre 200 poliziotti hanno perquisito im centro islamico sciita (Zahra France) a Grande-Synthe, cittadina del Nord. Lì hanno sede varie associazioni, come il Partito antisionista, che secondo la prefettura locale assicurano un ‘forte sostegno a diverse organizzazioni terroristiche’. Le forze dell’ordine sono andate anche a casa dei leader di queste associazioni e tre di loro sono stati fermati per detenzione illegale di armi da fuoco. Per entrare nel centro Zahra France – si legge – bisogna pulirsi i piedi su uno zerbino che riproduce la bandiera israeliana”.
Ha fatto il giro del mondo la notizia dell’arresto di Domenico Lucano, sindaco di Riace, diventato negli anni un simbolo di integrazione possibile, con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Scrive La Stampa: “Per i 430 rifugiati che vivono a Riace, su una popolazione di 1900 abitanti, non è stato facile capire. Ma continuavano ad arrivare le televisioni per tutto il giorno. E tutte parlavano del sindaco”. Afferma il fratello Giuseppe: “Mi sembra che ci sia stato dell’accanimento nei suoi confronti. Se ha sbagliato, lo ha fatto in buona fede. Mio fratello ripeteva sempre: ‘Quello che è giusto, bisogna farlo. La legge non è umana’”.
In una intervista con Repubblica Zubin Mehta annuncia che a breve lascerà la conduzione della Israel Philharmonic, che ha diretto 3.400 volte. “Splendido rapporto cinquantennale. D’altronde io sono un campione d’intese durature: ho guidato la Filarmonica di Los Angeles per sedici anni, quella di New York per tredici e l’Orchestra del Maggio Fiorentino per trentadue” afferma il Maestro.
Sul Corriere, in grande evidenza, viene presentato il volume Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti 1938-1943, curato da Annalisa Capristo e Giorgio Fabre e in libreria con Il Mulino dall’11 ottobre. “Hanno finalmente un nome – si legge – gli ebrei che, sulla base delle leggi razziali del 1938, furono buttati fuori dallo Stato italiano per il quale lavoravano e nel quale credevano spesso con mal riposta devozione. Ottant’anni hanno dovuto aspettare perché fosse loro riconosciuto il primo dei diritti umani: la dignità di un nome. Una identità”.
Il direttore de La Stampa Maurizio Molinari rende omaggio allo storico Walter Laqueur, scomparso all’età di 97 anni, tra i massimi studiosi al mondo di fascismo, sionismo, terrorismo e antisemitismo. Ricordando la gioventù in fuga dal nazismo, scrive: “Laqueur fugge, ad appena 17 anni, poco prima della Notte dei Cristalli e si rifugia nell’allora Palestina sotto mandato britannico trovando prima a Gerusalemme e poi in un kibbutz, un riscatto dalla persecuzione che si trasforma in sfida intellettuale alle debolezze delle democrazie”.
“Bologna capitale delle religioni”. Così il dorso locale del Corriere, che oggi presenta il prossimo raduno “Ponti di pace” (14-16 ottobre) organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Tra gli ospiti che sono annunciati il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia.
“La letteratura attuale, e ci metto dentro anche il mio libro precedente, Batticuore, si considera seria solo nel momento in cui è pessimista, depressa, parla dei traumi del passato, così pure il nostro cinema, che spesso si sofferma su queste tematiche. Ho voluto riportare la leggerezza, l’umorismo yiddish nel nostro mondo”. Così lo scrittore israeliano Yaniv Iczkovits, autore di Tikkun, ospite negli scorsi giorni del Festival della letteratura di viaggio a Roma, in una intervista con Il Mattino.
Il Corriere intervista Larry Brown, 78 anni, leggendario allenatore di pallacanestro ingaggiato dalla Auxilium Torino. “Le radici della sua famiglia – viene spiegato – si legano alla Bielorussia ebraica: il nonno e il padre emigrarono poi negli Usa, dedicandosi all’arte della panificazione. Ma Larry Brown non ha seguito le loro orme”.
Il dorso milanese del quotidiano ospita una lettera di Alessandro Litta Modignani, della locale associazione pro Israele, che contesta alcune dichiarazioni di Moni Ovadia su Israele in una intervista pubblicata ieri. “Ovadia è liberissimo di lasciare la comunità ebraica – scrive Modignani – ma non di stravolgere, la storia, la geografia, la cronaca e la verità dei fatti”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 ottobre 2018)