…sdoganamento

La signora Alessandra Mussolini non desidera che si offenda l’amato nonno Benito, e minaccia denunce. E ha ragione. Insultare nonno Benito non serve a molto. Anzi, non insultarlo serve a mostrare un piccolo campione di tutto ciò che ci distingue dal fascismo e dai neofascisti d’oggi.
E non è, però, che nonno Benito non meriti insulti e improperi. Basta però, a noi cui è stato insegnato il dibattito civile, ricordare le responsabilità e le malefatte sue e del suo regime per condannarlo a essere ‘vituperio delle genti’. Omicidi politici, dissidenti mandati al confino, razzismo antisemita, deportazione di innocenti ai campi di sterminio, guerra civile e addestramento all’odio del diverso. Un paese trascinato in guerra accanto a un pazzo criminale. Mezzo milione di morti – il dieci per cento della popolazione italiana – fra militari e civili. E, all’estero, la violenza e i soprusi delle invasioni coloniali.
È vero, naturalmente, insultare nonno Benito, non serve a nulla. E poi, il nonno, ha costruito ponti, e strade. E anche i partigiani, dal canto loro…, scrive sui social chi ha un debole per il fascismo, cercando di compensare i crimini di singoli individui (delinquenti) ai crimini di stato di nonno Benito, per annullarne le colpe e restituirgli un’improbabile verginità.
La minaccia della signora Mussolini è incontestabilmente ridicola, ed è una pretesa assurda, nel senso più proprio che Camus le avrebbe dato. Eppure preoccupa seriamente. Preoccupa perché è un altro segno, e non sarà l’ultimo purtroppo, dell’inverecondia con cui il fascismo sdogana le proprie responsabilità e le proprie colpe, approfittando del degrado della vita civile, sociale e politica dei nostri giorni.

Dario Calimani, Università di Venezia

(23 ottobre 2018)