Ticketless – Parigi occupata

cavaglionAnne Seghers non è conosciuta come era un tempo (anche dentro il mondo ebraico: il suo vero nome era Netty Reiling, era nata a Magonza da una famiglia ebraica e si era laureata in storia dell’arte sulla figura dell’ebreo nell’opera di Rembrandt). Si ricordava, di solito, il suo impegno per la libertà nella cultura, la partecipazione al convegno del 1935 a Parigi, alla guerra di Spagna, la controversa fase politica nella DDR: tutti argomenti che oggi interessano a pochi, se non a nessuno; ma pochi sono sempre stati in Italia i lettori dei suoi tanti romanzi, fra cui Transit, dedicato ai disperati tentativi di fuga dall’Europa sotto il nazismo. Fughe da Parigi nel 1940 verso le “zone libere” del sud. Da questo libro -e in generale dall’opera di Seghers sugli anni dell’occupazione -Christian Petzold ha tratto un interessante film, La donna dello scrittore, che vede la partecipazione di due grandi attori come Franz Rogowski e Paula Beer (la ricordiamo in Frantz). Il film è molto fedele alla scrittura originaria, ha caratteri forti di mélo che a qualche spettatore potrà dare fastidio, ma stupisce per l’originale cambiamento di prospettiva. La Parigi occupata che vediamo è la Parigi di oggi, dei bistrots, delle stazioni dei treni e della metro, assediata e impaurita direi più dalla paura del terrorismo che dai migranti; così, la Marsiglia dove gli oppositori cercano non sempre con successo un imbarco per l’America libera è la città-porto come la vediamo oggi. Recitato molto bene, il film aderisce a un principio caro alla critica francese sulla letteratura della Shoah, secondo cui certe cose indicibili sia meglio dirle per via di metafora o per via della letteratura che discute con se stessa. Due ore di buon cinema, che aiutano nell’esercizio non inutile del confronto tra passato e presente.

Alberto Cavaglion

(14 novembre 2018)