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Fu la piccola casa editrice torinese Francesco De Silva, nell’ottobre 1947, a dare alle stampe per la prima volta Se questo è un uomo con una tiratura complessiva di 2500 copie; tra queste, circa 1500 furono quelle vendute. Dopo il fallimento della De Silva nel 1949, il magazzino con le copie rimanenti fu trasferito presso la casa editrice fiorentina La Nuova Italia fino a quando, durante la drammatica alluvione che sconvolse il capoluogo toscano nel 1966, furono sommerse dal fango.
La mostra “Se questo è un uomo, il libro ‘primogenito’”, a cura del Centro Internazionale di Studi Primo Levi e ospitata dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino fino al 15 dicembre, racconta la nascita editoriale di Se questo è un uomo, il libro che Primo Levi stesso ha definito “primogenito”. Obiettivo della mostra, costruita con non comune perizia, è fare conoscere al pubblico degli appassionati lettori i retroscena della storia del libro, ma anche lanciare la ricerca sulle copie ancora esistenti dell’edizione del 1947, alla quale il Centro ha cominciato da tempo a dedicarsi. Con una prima mappatura inevitabilmente incompleta sono stati registrati 50 esemplari del volume in biblioteche italiane pubbliche e private e altri 21 disseminati in istituti di numerosi paesi, dagli Stati Uniti alla Germania, dall’Australia a Israele. I fortunati lettori in possesso di esemplari sfuggiti alla prima fase dell’indagine possono rivolgersi al Centro scrivendo a libroprimogenito@primolevi.it.
Il volume dell’edizione De Silva è fragile: una brossura con cucitura a filo refe e sovracoperta che rielabora un disegno di Francisco Goya utilizzato, tra l’altro, per la composizione di uno dei personaggi del 3 maggio 1808 conservato al Prado. La carta, soprattutto, è di cattiva qualità e tende perciò a ingiallirsi facilmente, a lacerarsi e sbriciolarsi. Alcune delle copie rintracciate avrebbero perciò bisogno di venire restaurate, dopo essere state scucite e smontate, attraverso un trattamento foglio per foglio con una soluzione chimica deacidificante e l’applicazione di rinforzi alle pagine. La chimica potrebbe così intervenire per salvare dal deperimento le copie sopravvissute del libro del chimico scrittore. Anche questa difficoltà, forse, contribuisce a rendere tanto affascinante l’obiettivo di tracciare la storia di un libro, il “primogenito” di Primo Levi, attraverso la storia delle sue copie e, di conseguenza, dei suoi lettori.

Giorgio Berruto

(29 novembre 2018)