La direzione sbagliata
“Quando guardiamo ad Auschwitz noi vediamo la fine del processo [della Shoah]. È importante ricordare che l’Olocausto in realtà non ha avuto inizio dalle camere a gas. Questo odio si è sviluppato gradualmente dalle parole, dagli stereotipi e dai pregiudizi attraverso l’esclusione legale, la disumanizzazione e l’escalation della violenza.”
Qualche giorno fa la pagina ufficiale dell’Auschwitz Memorial/Muzeum Auschwitz riportava su Facebook queste parole. Quasi contemporaneamente è stato pubblicato il sondaggio commissionato dalla CNN il quale attesterebbe che un terzo dei cittadini di sette paesi europei “conosce poco o niente” della Shoah – gli austriaci e i giovani francesi sarebbero i più ignoranti sull’argomento -. Forse anche quel 33% ha sentito parlare magari “en passant” delle camere a gas, ma probabilmente non ha idea di come la civiltà europea sia arrivata a realizzarle. Ossia qual è stato il clima d’odio e i metodi che le hanno rese possibili. Lo stesso sondaggio lascia trapelare che la Shoah, anziché un monito per l’intera umanità, è percepita da molti come una tragedia esclusivamente ebraica, se non addirittura, come dichiarato da alcuni intervistati, un “mezzo di Israele per giustificare le proprie azioni”.
Che fare? L’antidoto per invertire tali tendenze, come sempre, dovrebbe incentrarsi su un forte potenziamento dell’istruzione, sul contrasto dell’ignoranza e della disinformazione, e su un costante esercizio per tenere ben viva la memoria storica. Sbaglio se penso che stiamo andando probabilmente nella direzione opposta?
Francesco Moises Bassano