…sicurezza

È vero, non stiamo vivendo in un’epoca fascista. Sembra tuttavia che vi sia l’intenzione di prepararci, a poco a poco, giorno dopo giorno, una norma dopo l’altra, al gran ritorno del ventennio nero.
Il richiamo continuo al mito dell’ordine, che ci dà la percezione (falsa) di un disordine diffuso, le norme che man mano ci distanziano dal sentire umanitario, dallo spirito di solidarietà, ci stanno portando a un isolamento che non è solo quello dall’Europa, per assuefare gli italiani a una politica autarchica – ‘comprate italiano’, ‘tutti ce l’hanno con noi’, ‘il mondo ci circonda e ci assedia; e noi reagiremo con forza e a testa alta’.
L’isolamento a cui ci sta inducendo l’attuale governo sembra volerci addestrare allo scontro fra individui, per cui la sicurezza mia e della mia famiglia dipendono dalla difesa del mio territorio dal nemico, dall’estraneo. Da quell’estraneo che distinguiamo, preferibilmente e innanzitutto, dall’origine e/o dal colore della pelle. La difesa della nostra sicurezza sta dunque nel chiuderci nella torre eburnea della nostra individualità e della nostra proprietà. Tutto ciò che non rientra nella nostra sfera di interesse egoistico ci è nemico. Un messaggio pericoloso, che prelude a una società monocratica, in cui le idee giuste sono quelle che ci vengono dettate dall’alto, da una sola persona dominante, roboante, pettoruta e cipigliosa. Ecco perché l’attuale ministro dell’Interno, anziché occuparsi dell’ordine pubblico agendo sul reale quotidiano, avvia politiche di prevenzione immaginando imminenti scenari fantasiosi e orwelliani. La fantasia al potere, si direbbe. Ma quelli erano altri tempi e altre ideologie.
Il Decreto Sicurezza appena trasformato in legge è un ulteriore passo verso la deriva fascisteggiante del nostro paese.
Sul fascismo di Casa Pound e simili, il decreto non dice nulla. Si occupa, invece, di emarginare chi non appartiene, chi chiede aiuto, chi cerca casa e stabilità. Ma, drammaticamente, nasconde fra le sue pieghe più eclatanti, blocchi stradali diffusi per l’intero paese, al punto da dover prevedere un provvedimento che li persegua a termini di legge.
Li prevede e li preannuncia, dunque: blocchi stradali e occupazione di binari ferroviari. Il governo immagina che vi saranno proteste e si preoccupa di prepararsi a contrastarle. Ma che cosa dovrebbe provocare questa presunta sollevazione di popolo? Che altre misure sta pensando di mettere in atto questo governo del cambiamento per doversi preparare a controllare la violenza della gente? E che bisogno c’è di provocare la violenza della gente? Di fronte a provvedimenti pleonastici come questi, dato che già esiste un codice di procedura penale, non si può che porsi interrogativi dietrologici.
Di economia si parla poco e male, mentre ci si preoccupa molto dell’ordine, e se ne parla in modo ambiguo e antidemocratico.
Attenzione a non assembrarsi in fila fuori dallo Starbucks. Il caffè prendetevelo a casa, che è più sicuro.

Dario Calimani, Università di Venezia

(4 dicembre 2018)