Sinagoghe che non lo sono più
Tutto ha inizio nel 2012, quando Bernadett Alpern, fotografa di Budapest allora venticinquenne, in seguito alla scomparsa del nonno, decide d’intraprendere una ricerca genealogica della propria famiglia e le sue radici ebraiche. Così, una volta arrivata a Sárbogárd, città natale di suo nonno a metà strada tra Budapest ed il celebre lago Balaton, decide di visitare i luoghi principali legati alla giovinezza del parente appena scomparso, tra cui la sinagoga che frequentava insieme alla sua famiglia prima della Shoah. Tuttavia, una volta giunta difronte all’edificio che una volta ospitava la piccola comunità ebraica cittadina, che fino al 1944 contava circa 500 persone, scoprì che questo ospitava un negozio di mobili usati. Infatti, in seguito allo sterminio dell’ebraismo ungherese per mano dei nazisti e dei suoi alleati magiari, solo 34 ebrei tornarono nella loro città natale, dove tentarono, invano, di ricostruire la propria vita. Così, nel 1960 la sinagoga venne venduta, e da allora adoperata per altri scopi. Nel 2012, quando Bernadett visitò gli interni dell’edificio, vi si potevano ancora trovare, nascosti in soffitta, degli antichi libri di preghiera, mentre nel negozio poco o nulla richiamava il suo antico uso religioso. Nel 2013, appena un anno dopo il viaggio a Sárbogárd, quello che nacque come una semplice ricerca famigliare, grazie ad un finanziamento dell’Associazione Europea per la Cultura Ebraica, diventa un progetto fotografico vero e proprio. Così, Bernadett ha potuto iniziare un viaggio nella memoria perduta dell’ebraismo est-europeo, e non solo. Nell’arco di due anni ha visitato 46 città in 15 paesi europei diversi, fotografando 57 ex-sinagoghe, oggi utilizzate per gli scopi più disparati. “Used Stones”, pietre consumate, è il nome che l’autrice ha voluto dare al proprio progetto fotografico, che ha come obiettivo quello di immortalare gli interni ed esterni di edifici che un tempo servivano alle comunità ebraiche, e che oggi hanno un uso totalmente differente. Nei suoi viaggi ha fotografato ristoranti, musei, accademie di musica, stazioni di polizia, negozi, università e, addirittura, una chiesa ed una moschea, un tempo utilizzate dalle comunità ebraiche come luoghi di preghiera. Ad esempio, ad Osijek, nella Croazia occidentale, l’antica sinagoga è oggi utilizzata come chiesa evangelica, mentre l’ex tempio di Poznan, in Polonia, convertito nel dopoguerra in piscina pubblica, oggi versa in uno stato di abbandono totale. In Repubblica Ceca, due ex-sinagoghe ospitano invece una stazione di polizia ed una scuola elementare, mentre a Budapest all’interno di un antico tempio ha sede il club sportivo Honvéd. Ma, come menzionato, il progetto non si ferma alla sola Europa Orientale. A Londra, per esempio, ha potuto fotografare la vecchia sinagoga del quartiere Brick Lane, utilizzata ora dalla locale comunità islamica come moschea, mentre a Parigi una vecchia sinagoga è sede di un locale notturno, ed un’altra ospita una libreria. Locali rinnovati, “riciclati”, che oggi servono a tutt’altro. In alcuni casi i luoghi visitati da Bernadett mantengono un lontano e vago ricordo del loro uso precedente, mentre in altri solo lo studio e la preparazione dell’autrice possono confermare il loro antico utilizzo. Dopo una serie di mostre e pubblicazioni su riviste e giornali, tra cui l’israeliano Israel Hayom, nel 2015 Bernadett ha deciso di interrompere momentaneamente il suo progetto. I motivi principali dietro questa decisione risiedono nella mancanza dei fondi necessari, e per il suo trasferimento in Israele, dove attualmente risiede. Tuttavia, l’obiettivo e la speranza è quello di portare a termine il lavoro iniziato nel 2012, visitando i paesi mancanti, e scoprendo nuove storie di un mondo che non esiste più. In memoria di suo nonno e degli ebrei di Sárbogárd.
Michele Migliori, Pagine Ebraiche Dicembre 2018