“Una scuola per i populisti”
“Nella mia scuola formerò gli agenti del populismo”. È quanto dichiara Steve Bannon al Corriere, che è andato a trovarlo nella sua casa di Washington dove il controverso ex stratega di Trump annuncia la prossima apertura di un corso specializzato su tematiche a lui care a Roma. Nel colloquio le tematiche italiane sono centrali. Bannon loda infatti “la maturità di statista” di Matteo Salvini. Afferma al riguardo: “Quando giro per il mondo, dico a tutti: guardate Salvini e Di Maio. Non si vedono spesso politici moderni pronti a mettere da parte le differenze per lavorare insieme, come hanno fatto loro sul bilancio”.
Proprio il ministro dell’Interno interviene con una lettera pubblicata dalla Gazzetta dello sport in cui espone la sua ricetta per combattere la violenza e il razzismo negli stadi. “Nel 2018, chi disprezza un altro essere umano per il colore della pelle è un cretino. Ma proprio perché il problema razzismo è tremendamente serio, non va banalizzato. Benissimo le campagne di sensibilizzazione, i richiami, le multe. Ma il nocciolo – sostiene – è la mancanza di buonsenso e di rispetto”.
La scomparsa di Amos Oz continua ad essere al centro delle pagine culturali e di approfondimento di molti quotidiani. Intervistato da Robinson di Repubblica, un altro gigante della letteratura israeliana, Abraham B. Yehoshua, lo ricorda così: “Ha saputo illuminare sempre tutti gli aspetti positivi di questo percorso anche sul piano della dimensione umana e del rispetto reciproco. Era una persona con una grande apertura mentale e una lucidità di visione preziosa”. Una perdita profonda anche sul piano affettivo. Racconta Yehoshua: “Siamo stati amici stretti da sempre, ci siamo frequentati tantissimo e negli ultimi sessant’anni non è passata una settimana in cui non ci fosse occasione almeno una volta di vedersi o di sentirsi anche solo telefonicamente per parlarci e confrontarci”.
Scrive Anna Foa, sull’Osservatore Romano: “Impegnato tanto in campo letterario che in campo politico, Oz raccontava di mantenere tuttavia separate queste sue due diverse attività, tanto da avere due penne diverse da usare per ciascuna delle due. Eppure, come per Grossman e Yehoshua, la sua attività letteraria e quella politica si intrecciavano molto strettamente”. Giulio Busi, sul domenicale del Sole 24 Ore, sottolinea: “C’era, in Amos Oz, qualcosa di un cantastorie d’altri tempi, abile nel creare un altrove provvisorio, diafano, sonoro, per i soli astanti, dedicato a chi si trovasse in un certo luogo, a una data ora”.
All’età di 108 anni è scomparso Georges Loinger, partigiano francese che fu eroe della Resistenza antinazista e partecipò all’impresa della nave Exodus. Nato nel 1910 a Strasburgo da una famiglia ebrea-ortodossa, Loinger fu fatto prigioniero dai nazisti e inviato in un campo di lavoro in Baviera. Riuscito a fuggire – segnala La Stampa – si unì alla resistenza francese in Borgogna, e tra il ’43 e il ’44 salvò centinaia di bambini ebrei”.
Sul Corriere Roberto Finzi rilegge il testo di un agronomo del Seicento dedicato al maiale. Una sorta di testamento del suino che, viene spiegato, “pare contrastare l’antisemitismo dell’epoca”. Mentre Donatella Di Cesare, nelle pagine de La Lettura, ricorda la figura di Jacques Derrida mentre in Francia esce la trascrizione inedita di un suo seminario sul tema dell’appartenenza.
Sul sito del Foglio Emanuele Calò propone una riflessione su un tema di stretta attualità: il successo del complottismo. “Ora come ora – scrive – a tanti italiani non pare vero che si rinvenga nei poteri forti la causa dei nostri mali, perché così hanno finalmente trovato la più autorevole delle conferme ai loro sospetti: non è la nostra atavica cialtronaggine ad aver rovinato il Paese, ma sono stati dei poteri esterni ad aggredirci”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(30 dicembre 2018)