Il razzista Bottai

BrogiProsegue come un fiume carsico la riabilitazione di figure eminenti del fascismo, ultimo esempio Giuseppe Bottai. Naturalmente si scelgono le posizioni controverse, ricche di svolte e di impennate. Ma le svolte e le impennate non possono distoglierci dai fatti sostanziali. Per Giuseppe Bottai, non può essere rimosso il ruolo avuto sulle Leggi razziali che portano la sua firma, come ministro, nell’atto di promulgazione del 15 novembre del 1938.
A San Rossore quel giorno firmarono infatti in quattro l’infame legislazione: il re Vittorio Emanuele III, il capo del governo Benito Mussolini, i ministri Giuseppe Bottai e Paolo Thaon Di Revel (Educazione e Finanze).Il Bottai firmò senza convinzione? Beh, il suo nome era già brillato nella lista di adesioni eccellenti al Manifesto della razza, lista pubblicata da Il Giornale d’Italia nel luglio del 1938 subito dopo l’uscita, sempre su quel giornale, del Manifesto ufficializzato il 14 luglio. Bottai è tra i 180 sostenitori dell’elenco pubblicato. L’elenco fu buttato giù da Mussolini senza consultare gli interessati? Ammettiamolo pure ma Bottai in ogni caso non disse nulla.
C’è da chiedersi infine come mai tali questioni, direi non ignote, vengano taciute negli scritti riabilitativi interamente rivolti ad altri aspetti in genere più rassicuranti Forse rovinerebbero l’effetto della bella rimpatriata postfascista…

Paolo Brogi

(10 gennaio 2019)