Ricordarsi degli ebrei antifascisti
La mia generazione (per lo meno a Torino) è cresciuta con l’idea più o meno inconscia che gli ebrei siano stati sostanzialmente tutti antifascisti; magari non attivi, ma certamente – se non altro nel chiuso delle loro case – non favorevoli al fascismo. Non so se questa percezione fosse altrettanto diffusa fuori dal mondo ebraico, ma mi pare probabile che fosse così in un contesto in cui si parlava genericamente di deportati senza distinguere gli ebrei dagli altri e si parlava dei lager come se Auschwitz fosse uno dei tanti. La memoria della Shoah, insomma, era un piccolo capitolo nella memoria dell’antifascismo e della Resistenza, e quindi mi pare logico supporre che gli ebrei che ne erano stati vittima fossero percepiti come un sottoinsieme dei perseguitati politici.
Negli ultimi anni, come sappiamo, tutto si è rovesciato, e la memoria della Shoah ha acquistato sempre più peso, mentre quella dell’antifascismo e della Resistenza tende a sbiadirsi. Sicuramente è un bene che la Shoah sia finalmente percepita nelle sue reali dimensioni, così com’è un bene che dopo otto decenni si sia finalmente giunti a valutare nella loro reale gravità le leggi razziali e di conseguenza le responsabilità dell’Italia. E per certi versi è anche giusto sottolineare che il fascismo ha perseguitato persone che non necessariamente erano sue nemiche. Al contempo però questa separazione o divorzio tra le due memorie ha cancellato l’abitudine ad associare gli ebrei con l’antifascismo e la Resistenza. E, come spesso succede in Italia, si è passati da un estremo all’altro, fino al punto da far sentire gli ebrei a disagio nelle celebrazioni del 25 aprile.
Spero che prima o poi si raggiungerà il giusto equilibrio. Intanto però dobbiamo renderci conto che nulla è più scontato. I ragazzi di oggi, per esempio, sanno sulla Shoah molto di più di ciò che sapevamo noi alla loro età, ma quasi certamente non hanno mai sentito parlare della partecipazione ebraica all’antifascismo e alla Resistenza; e forse non ne hanno sentito parlare nemmeno i loro insegnanti. E i ragazzi ebrei? E gli ebrei italiani in generale? Al di là degli anniversari e delle celebrazioni ufficiali sentiamo ancora l’orgoglio per il contributo di molti ebrei alla lotta contro il fascismo, non solo durante la Resistenza ma anche negli anni precedenti?
E in futuro se non saremo noi stessi a ricordare chi ricorderà per noi?
Anna Segre