Gaza, ore di apprensione

rassFine dell’assedio per i tre carabinieri italiani rifugiatisi nella sede Onu a Gaza e là accerchiati da esponenti del gruppo terroristico palestinese Hamas. Una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso e che è oggi segnalata con evidenza sui giornali.
“I palestinesi – scrive Repubblica – credevano che i tre italiani fossero spie israeliane entrate nella Striscia per una missione di intelligence. Per ore il console italiano a Gerusalemme Fabio Sokolowicz ha martellato di telefonate le autorità di Hamas, e in particolare il ministero degli Interni, per confermare che i tre uomini armati erano carabinieri impegnati in una normale missione di ricognizione in vista di una visita diplomatica”. Come spiega tra gli altri il Corriere, i carabinieri stavano verificando le condizioni di sicurezza per una visita ufficiale al monastero di Sant’llarione, “l’eremo di epoca bizantina attorno a cui cerca di resistere la sempre più ridotta comunità cristiana”. In un decennio, si legge infatti, “da quattromila i fedeli sono rimasti settecento”. E chi può cerca di ottenere da Israele i permessi per andarsene e stabilirsi all’estero. La Stampa parla di “luci accese questa notte negli uffici di Palazzo Chigi e della Farnesina”.

A Roma la giornata di ieri è stata segnata dalla ricollocazione delle pietre d’inciampo in ricordo dei membri delle famiglie Di Castro e Di Consiglio trafugate in dicembre e dall’apposizione del primo lotto di nuovo stolpersteine (la messa a dimora proseguirà oggi, con nuove cerimone). Un appuntamento con il ricordo consapevole che è stato vissuto insieme da istituzioni e cittadinanza. “Le pietre d’inciampo – scrive Paolo Conti in un editoriale sul Corriere Roma – riguardano tutti noi: per la Memoria, per l’orrore della Shoah, per nutrire la Memoria. Ma anche perché indicano a Roma una possibile via d’uscita dall’immobilismo e dal Brutto che ci opprime”.
Stasera invece sarà la musica a veicolare un messaggio di Memoria e speranza, con il concerto “Libero è il mio canto” in programma all’Auditorium Parco della Musica della Capitale. Per Repubblica, che ne parla nelle pagine romane, “un esercizio di memoria che fonde bellezza musicale e restituzione di dignità”.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI, commenta con il Messaggero la notizia che sub israeliani si immergeranno nelle acque del Danubio a Budapest in cerca dei resti degli ebrei ungheresi massacrati 75 anni fa. “A prescindere dall’entità dei ritrovamenti – afferma – dal punto di vista ebraico questa ricerca ha molto senso. I resti umani sono sacri e degni di sepoltura anche a distanza di secoli”.

Riaprirà domenica la Siva di Settimo Torinese, la fabbrica protagonista della vita e delle opere di Primo Levi. A parlarne è Repubblica Torino: “Qui alla Siva, il direttore Primo Levi poteva lavorare bene. La strada, come allora, si chiama via Leini. La palazzina gialla oltre la cinta daziaria di Settimo sembra appena nata, forse perché in parte è così: l’hanno ristrutturata e riconsegnata alla città perché diventi un luogo forte di memoria”.

Fanno discutere, a Firenze, le dichiarazioni della vicepresidente del Consiglio comunale Silvia Noferi (Movimento Cinquestelle). “Non è detto che nel giorno della Memoria si debba stare tutti a piangere” le parole con cui ha risposto a chi la contestava per aver organizzato il 27 gennaio mattina un convegno in cui si discuterà di “Fuga dal pensiero unico, alternative possibili al liberismo economico”. A parlarne della vicenda, su cui è intervenuto anche il sindaco Dario Nardella, è il Corriere Fiorentino.
Sempre nel capoluogo toscano, e alla presenza del primo cittadino, è stato presentato ieri il libro “Da Mogador a Firenze” dedicato da Alfredo De Girolamo alle vicende della famiglia Caffaz. Il libro è in vendita con il quotidiano La Nazione.

L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, pubblica oggi un intervento del rabbino Abraham Skorka sul tema “Antropologia di Dio”. Apprezzamento è espresso per l’approccio a questi temi di papa Bergoglio, cui è legato da una storica amicizia. Scrive il rabbino argentino: “Dalla sua posizione, fondata sulla fede in Cristo, ritiene che l’interpretazione dei testi biblici da parte degli studiosi ebrei più che portare a una contrapposizione serva a chiarire e comprendere con più profondità i testi stessi”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(16 gennaio 2019)