La condanna di Macron
“Aggressione a Finkielkraut
negazione di ciò che siamo”
Ieri, a Parigi, il filosofo francese Alain Finkielkraut è stato vittima di una ignobile aggressione antisemita da parte dei gilet gialli. Terrificanti le parole che gli sono state rivolte contro: da “Sporco ebreo” a “Il popolo ti punirà”, insieme a un brutale invito a fare le valigie e ad andarsene a Tel Aviv. L’ultimo di una serie di episodi inquietanti sulle intenzioni e la matrice di questo movimento che continua a far parlare per la sua radicalità.
In una intervista di qualche anno fa con Pagine Ebraiche in occasione dell’uscita del suo saggio Un cuore intelligente, Finkielkraut sosteneva: “L’antisemitismo che conta oggi si proclama antirazzista. E dobbiamo trovare il coraggio di dirlo. Il nuovo antisemitismo è un antisemitismo islamo-progressista e si nasconde dietro agli slogan dell’antirazzismo”.
Un colloquio carico di spunti attuali, che riproponiamo ai nostri lettori a poche ore da questo brutale attacco rivolto a una delle figure più significative della cultura francese e d’Europa. Nato a Parigi nel 1949, figlio di sopravvissuti ai campi di sterminio, Finkielkraut è stato allievo dell’Ecole Normale Superieure. A segnare la sua formazione il pensiero di Hannah Arendt, Martin Heidegger, Emmanuel Lévinas e Vladimir Jankelevitch. Nemico dichiarato del relativismo e del pensiero debole, in questi anni Finkielkraut si è fatto molti nemici. Ciò nonostante continua ad essere voce ascoltata e richiesta per la capacità di affrontare i temi di più stretta attualità.
L’aggressione parigina al filosofo è stata così commentata dal presidente francese Emmanuel Macron: “La negazione assoluta di ciò che siamo e deve essere una grande nazione come la nostra”.
(17 febbraio 2019)