Setirot – Denunciare l’odio
Ogni denuncia dell’antisemitismo – sia essa pubblica (meglio) o privata, gridata o ragionata, di pancia o storicamente motivata – è sacrosanta, doverosa. Ieri come oggi, anzi, forse oggi ancor più di ieri. Dai gilet gialli al sostanziale silenzio del M5S sul loro “senatore” Elio Lannutti rilanciatore dei Protocolli dei savi Anziani di Sion, dalla stretta vicinanza tra il razzismo dilagante di matrice salviniana con gli slogan di Forza Nuova e Casa Pound, passando per le schifose parole di Vittorio Feltri e l’aggressione subita da Alain Finkielkraut – e chiedo scusa per avere messo i due nomi uno a fianco dell’altro.
Bene, cioè male. Fin qui, credo, tutti d’accordo. Qualcuno però mi dovrebbe spiegare perché, ogni volta che l’odioso morbo antiebraico dà segno di sé attraverso vari “travestimenti”, c’è chi si sente in dovere/diritto di intervenire in ambito comunitario per ricordarci che esiste l’odio di Amàn (a proposito, seppur in largo anticipo…Chag Purìm sameach!). Ma va? Siete sicuri ci sia bisogno di farne memoria alle famiglie che nella quasi totalità hanno questa verità impressa nel cuore, nella testa e nella carne? Il sospetto (mio) è che in quei pistolotti si malceli una militanza ideologica, a volte marcatamente politica, assolutamente fuori luogo, per non dire assai peggio.
Stefano Jesurum
(21 febbraio 2019)