Arpad Weisz, il calcio non dimentica
Un viaggio nella storia sportiva e famigliare di un allenatore che portò in alto l’Inter e il Bologna, a cui la persecuzione antiebraica strappò prima l’identità e poi la vita. “Arpad Weisz – se il razzismo entra in campo” è il titolo della mostra inaugurata al Memoriale della Shoah di Milano e dedicata all’ebreo ungherese Weisz, grande figura del calcio anni ’30, assassinato dai nazifascisti ad Auschwitz insieme alla sua famiglia nel 1944. L’esposizione, curata dal Museo ebraico di Bologna in collaborazione con la casa editrice Minerva, è un tributo all’allenatore e al contempo il segno che lo sport può essere uno strumento di Memoria, come ha ricordato il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach durante l’inaugurazione. Un evento a cui hanno preso parte rappresentanti delle società sportive in cui Weisz ebbe un ruolo da protagonista. In particolare per l’Inter, con cui il Memoriale ha avviato da tempo una collaborazione, era presente l’ad Giuseppe Marotta. “La mia presenza è un ulteriore conferma alla collaborazione già esistente tra l’Inter e il Memoriale. Sono arrivato da due mesi e l’obiettivo di questa collaborazione è quella di trasmettere uno dei valori più importanti della nostra umanità che è quello della memoria. Il calcio è una grande palestra di vita e ho sempre cercato di inculcare nei ragazzi quelli che sono i valori più importanti. Rinnovo questo impegno da parte dell’Inter, cercherò di essere più vicino a questa realtà”, le parole di Marotta, affiancato dal disegnatore Matteo Matteucci, autore delle illustrazioni presenti nella mostra e pubblicate nel libro Weisz e il Littoriale (Minerva, 2017). Un lavoro, ha spiegato Matteucci, nato sfogliando le pagine di Dallo scudetto ad Auschwitz: vita e morte di Arpad Weisz (Aliberti) firmato dal vicedirettore di Skysport Matteo Marani, che ha ricordato il ruolo della città di Milano per l’allenatore. “Qui arrivò da giocatore dell’Inter per poi tornarci da allenatore, portando i nerazzuri alla vittoria dello scudetto. Qui nacquero i suoi figli Roberto e Clara, anche loro assassinati ad Auschwitz. È doveroso ricordare la loro storia”. “Arpad Weisz ha molto da insegnarci: – ha sottolineato Jarach – la determinazione e il coraggio ma anche l’insostenibile fragilità della vita quando a prevalere è la paura del diverso, l’odio verso ciò che è lontano da noi. In un momento storico come questo diventa vitale dire no con fermezza agli episodi di discriminazione e razzismo a cui purtroppo ancora oggi assistiamo sul campo da gioco, episodi ben lontani dallo spirito di questo sport che nel rispetto e nella collaborazione trova i suoi valori fondanti”. Concetti ribaditi dal project manager della mostra Alberto Jona Falco e dall’attore, drammaturgo e regista Gianfelice Facchetti, che nel suo intervento ha richiamato un’altra figura in cui si intrecciano Memoria e calcio, raccontata nel libro di Adam Smulevich Presidenti (Giuntina): Raffaele Jaffe, l’uomo che regalò a Casale Monferrato un incredibile scudetto alla vigilia della Grande Guerra. Facchetti ha inoltre annunciato di aver preparato una performance teatrale che verrà proposta ai ragazzi di varie associazioni sportive sul tema della Memoria a fine marzo al Memoriale.
Ad essere colpito dalla mostra anche l’ex numero uno dell’Inter e oggi responsabile del progetto Inter Forever Francesco Toldo: “Questa è una mostra che vuole dare un messaggio, anche ai ragazzi del nostro settore giovanile e l’Inter vuole contribuire trasmettendo l’importanza della storia, l’importanza di ricordare gli errori del passato per non commetterli di nuovo. Questo è un evento sposato dalla nostra dirigenza e società per ricordare e non dimenticare, perché il calcio deve essere un simbolo di condivisione”.
“La memoria ha un valore straordinario perché educa al futuro, coltivarla come è stato fatto in occasione della bella mostra su Arpad Weisz dimostra come lo sport, il calcio in particolare, sia un linguaggio privilegiato per parlare ai giovani dei valori fondanti della nostra Comunità”, ha dichiarato il Presidente della FIGC Gabriele Gravina in visita ieri mattina al Memoriale della Shoah di Milano.
d.r.