…distorsioni

Luogo: Parigi, 21 e 22 febbraio 2019, École des Haute Etudes en Science Sociales EHESS (probabilmente la più importante istituzione di studi storici d’Europa). Contesto: conferenza internazionale sulla nuova storiografia polacca relativa agli studi sull’Olocausto. Due dinamiche si confrontano: da un lato la conferenza scientifica, con numerose interessanti relazioni che – come si usa in questi casi – presentano i risultati di ricerche documentarie e archivistiche seguendo un rigoroso metodo fondato sulla lettura critica delle fonti. D’altra parte un plurimo episodio di militanza politica aggressiva fondato sull’uso pubblico distorto della storia che fa uso della minaccia, dell’aggressione, dell’attacco alla libertà di parola, della diffamazione. Una associazione che raccoglierebbe i cittadini polacchi all’estero (ma che in pratica e con ogni evidenza dà voce alle attuali istanze ipernazionaliste del governo in carica) prima scrive una lettera pubblica per accusare di inconsistenza scientifica e di falsità una parte dei partecipanti alla conferenza; quindi manda alcuni suoi membri a disturbare la conferenza che viene più volte interrotta. In quell’occasione alcuni studiosi vengono apertamente accusati di essere bugiardi e si sentono espressioni di aperto antisemitismo come “sporco ebreo” e simili. Il terzo tempo è ancora più preoccupante: il Polish Center for Holocaust Research, che aveva partecipato con suoi ricercatori alla conferenza, denuncia che la televisione di stato polacca in prima serata ha direttamente accusato la conferenza parigina definendola il “festival delle bugie anti-polacche”.
La dinamica è evidente è si va diffondendo in tutta Europa (non solo in relazione al caso polacco) e va fermata con decise azioni politiche. Quando la libertà di ricerca è conculcata sulla base di proclami politici faziosi e infondati, basati sulla propaganda e sull’uso pubblico distorto della storia, ci si inoltra in un piano inclinato lungo il quale a breve non sarà più possibile intervenire, condannando la nostra società a una riedizione aggiornata di un totalitarismo che non saremo in grado di combattere.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(1 marzo 2019)