La storia a scuola

davidsoraniParliamo dello studio della storia, sempre più centrale nell’attuale dibattito sulla formazione scolastica. Ne ha opportunamente trattato Anna Segre nella sua rubrica settimanale su queste pagine, mettendo sul tavolo l’esperienza concreta dell’insegnante. Certo, siamo in parte rassicurati dalle puntualizzazioni del Ministro Bussetti, che rispondendo a spron battuto alle sacrosante preoccupazioni espresse dalla Senatrice Liliana Segre circa la scomparsa del cosiddetto “tema storico” dalla prima prova dell’Esame di Stato ha ribadito l’essenzialità della preparazione storica e il posto importante che in esso la storia continuerà ad avere. Promessa confermata in pieno dalla simulazione nazionale di poche settimane fa, che metteva proprio la riflessione storica al centro di uno dei percorsi indicati agli studenti.
Ma l’esame di stato – o esame di maturità come colloquialmente si continua a chiamarlo – non è tutto, per quanto faccia da punto di riferimento del lavoro didattico dell’ultimo anno. Se in modo crescente e spesso allarmante traspare nella preparazione generale (dei giovani e non solo) l’ignoranza dei fatti storici e soprattutto l’assenza pressoché totale di una prospettiva storica di fondo dalla quale guardare la realtà, allora è l’intero processo formativo a dover dare maggiore peso allo studio della storia e alla comprensione della dimensione storica. Occorre, in altri termini, fare in modo che i giovani acquisiscano una “mentalità storica”, capace di collocare gli eventi nel loro tempo e in una adeguata successione cronologica. Come raggiungere questo obiettivo, a mio giudizio prioritario rispetto ad altri traguardi disciplinari?
Prima di affrontare la questione, andiamo alla radice: perché proprio la storia dovrebbe meritare maggiore attenzione e addirittura porsi al centro del percorso formativo? E’ l’analisi storica, cioè il confronto approfondito con la realtà di un determinato periodo in rapporto alle fasi precedenti e successive, che permette di comprendere la situazione economica, le dinamiche sociali, le relazioni politiche, le elaborazioni culturali che gli sono proprie, cioè di capire il senso complessivo di quel mondo, le eredità e le trasformazioni rispetto a uno stadio precedente della realtà e il contributo che esso sarà in grado di trasmettere al futuro. Lo studio storico permette quindi una lettura razionale e critica della realtà, strumento di formazione indispensabile nel quadro di una educazione democratica e nella misura in cui democrazia è partecipazione consapevole.
Su questa base, riemerge però il problema: come “fare storia” in modo produttivo vale a dire concreto, ricco di dati ma non nozionistico, volto alla comprensione d’assieme ma non generico? Provo a dare qualche indirizzo metodologico per un possibile percorso scolastico.
Perché non tentare un’analisi “storica” della realtà contemporanea? Perché non provare cioè a “leggere” in classe il mondo di oggi (la politica, la società, le crisi economiche) alla luce delle conoscenze acquisite nell’esame di epoche passate, impiegando quindi “categorie”/dinamiche storiche già note agli studenti? Proiettare sull’attualità meccanismi storici conosciuti, in molti casi si rivelerà utile a interpretare in modo approfondito anche le situazioni e i rapporti di forza del nostro tempo, contribuendo a sviluppare negli alunni il senso della continuità storica e l’idea che la storia si produce lentamente giorno dopo giorno, anche oggi stesso, secondo procedure determinate; in altri casi, servirà invece a cogliere l’inadeguatezza dei modelli del passato rispetto agli sviluppi della nostra civiltà ipertecnologica, rivelando i segni di una drastica cesura. Sarà in ogni caso un esercizio prezioso per l’acquisizione di prospettiva storica.
Sarà importante provare a seguire lo stesso itinerario analitico per quanto riguarda il passato, scegliendo gli ambiti di osservazione più utili alla determinazione del periodo e approfondendo l’esame con l’apporto di prospettive scientifiche, filosofiche, letterarie, artistiche, alla ricerca di una convincente dimensione complessiva dell’epoca, nella convinzione che tutte le direzioni culturali hanno una propria storia, sono parte integrante e costitutiva del processo storico d’assieme, e vanno dunque prese in considerazione per raggiungere una conoscenza effettivamente storica.
Sopratutto, insieme a questo doppio esercizio storico sul presente e sul passato (e anche per poterlo realizzare con attiva partecipazione e consapevolezza degli studenti) sarà opportuno organizzare un tentativo di indagine storica “sul campo”, portando gli allievi a “fare storia” nel pieno senso del termine attraverso la ricerca di documenti di vario genere in archivi e biblioteche, seguita dal lavoro di analisi, di confronto e di intreccio delle fonti in vista della costruzione di un autonomo e fondato percorso storiografico. Bisognerà scegliere settori di esplorazione limitati e precisi, possibilmente poco conosciuti; bisognerà ridiscutere ogni volta la direzione e il significato da dare alle indagini. Ma solo attraverso la ricerca di gruppo sarà possibile portare gli studenti a cogliere il fascino della “scoperta” storica, a toccare con mano fatti inediti e a valutarne la portata, a conoscerne da vicino i protagonisti, a rendersi conto direttamente di cosa è la metodologia dello storico, a ragionare sulla realtà con mentalità storica interrogandosi sulle cause, gli effetti, le manifestazioni dei fenomeni, le influenze reciproche nel loro vario prodursi. In una parola, a comprendere dall’interno cosa è la ricostruzione storica, cioè quale è il significato di ciò che è accaduto nel passato e di ciò che accade intorno a noi oggi.
Tutto ciò, con l’intento non di forgiare gli storici del futuro, ma di formare cittadini responsabili nel presente.
David Sorani

(5 marzo 2019)