Sinagoga, 50 anni dal restauro
I festeggiamenti con un concerto
A Casale Monferrato, in Comunità, si è parlato di storie ritrovate. Una è quella personale di Cesare Carmi. Luciana Laudi, collaboratrice del CDEC, e Bruno Carmi hanno evocato questo ragazzo degli Anni Quaranta rendendo vivo e personale il dramma della Shoah.
Prima però Elio Carmi ha voluto raccontare un’altra storia: quella della Comunità casalese e delle attività organizzate per celebrare i 50 anni del restauro della sinagoga.
Il 13 aprile del 1969, cioè 50 anni fa, veniva re-inaugurata la sinagoga dopo il restauro.
Molte sono le attività in loco, e oltre a quelle fuori dal territorio piemontese e monferrino, che compongono il programma 2019 della Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale e per il Piemonte Orientale ONLUS in collaborazione con Comunità ebraica: il 14 aprile la data sarà ricordata con un concerto in Comunità dell’Ensemble Salomone Rossi che vedrà la partecipazione di rav Elia Richetti in qualità di cantore.
Precedentemente, il 7 aprile, è previsto un incontro scientifico con accademici, istituzioni e testimoni di quel recupero per narrare e analizzare come questo abbia influito direttamente sullo sviluppo futuro della città. Il programma delle attività culturali prevede inoltre due viaggi, uno con Betty Massera, il 7 aprile, in Polonia con visita ai campi di sterminio, e l’altro, il 5 maggio, in Israele, dove tra gli appuntamenti di carattere straordinario, è previsto l’incontro con il figlio di Augusto Segre ultimo rabbino di Casale.
Ad attendere la Comunità c’è poi un appuntamento di prestigio assoluto: un tour nel Sud Italia, da Matera a Lecce, del patrimonio contemporaneo della Fondazione casalese. La partecipazione a Matera Capitale Europea della Cultura 2019 avverrà dal 31 marzo al 1 maggio 2019, grazie all’esposizione di 34 lampade selezionate dalla collezione del Museo dei Lumi di Casale Monferrato in uno spazio espositivo nei Sassi, evento di grande prestigio organizzato grazie alla Fondazione Sassi di Matera. Successivamente le opere si sposteranno in Puglia per essere esposte al MUST Museo Storico della Città di Lecce, da giugno al 22 settembre.
Elio Carmi ha spiegato: “Stiamo facendo un grande sforzo per celebrare questo importante compleanno come merita, e stiamo chiedendo la collaborazione di tanti enti che parteciperanno sostenendoci: ogni operazione è sostenuta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed ha il patrocinio di Comune di Casale Monferrato, Provincia di Alessandria, Regione Piemonte. Stiamo partecipando ai bandi per ricevere anche il contributo della Cassa di Risparmio di Alessandria e della Fondazione CRT. Un dolce biglietto da visita con cui presentiamo il Monferrato e che sigilla gli accordi di collaborazione in Campania e in Puglia sono i Krumiri Rossi, nostro sponsor da lunga data. Lavoriamo all’insegna dell’eccellenza, della bellezza e anche della bontà, nella volontà di partecipare attivamente allo sviluppo del Monferrato.
Per ritornare alla storia di Cesare, storia che ha anche interessanti risvolti locali, per il complesso intrecciarsi di alberi genealogici tra i Carmi di Genova quelli monferrini e la stessa Laudi che vede in Cesare suo zio. Anche per questo Luciana Laudi e Bruno Carmi raccontano coralmente di questo volume, in parte epistolare, appena pubblicato dalle edizioni Il Prato intitolato: “Venezia-Fossoli: Direzione Auschwitz. Lettere di Cesare Carmi: 1943-1944.”
Cesare nasce a Genova. È un adolescente tipico, con una madre severa, di cui non accetta le regole e da cui non si sente capito. I voti a scuola non sono un granché e quindi Cesare andrà a lavorare. Da qui la sua fortuna perché, anche se siamo nel pieno periodo delle leggi razziali, gli viene offerta un’opportunità a Chioggia. Si trasferisce a pensione dai signori Toffoli, una famiglia non ebrea e si innamora della figlia Flavia. Le lettere ritrovate sono per lei. Mentre il sogno della ragione genera mostri, lui rifiorisce.
Quando le cose peggiorano, dopo il ‘43, forse potrebbe salvarsi: la famiglia Pontecorvo gli offre di scappare con loro in Svizzera, ma perché dovrebbe? Lui è felice e probabilmente innamorato.
Così il 16 dicembre del 1943 viene arrestato, portato in carcere a Venezia e da lì a Fossoli, il campo da dove passa la maggior parte degli ebrei italiani diretti ai lager del Nord Europa. Comincia a scrivere: alla famiglia Toffoli, a Flavia, sono lettere semplici in cui si parla di una vita banale, quelle che potrebbe scrivere qualsiasi ragazzo di 20 anni, allegro e che non può che essere ottimista. È sempre a cercare di consolare le persone care.
L’11 febbraio del 1944 da Fossoli cominciano i convogli per Auschwitz, l’ultima lettera di Cesare la scrive a Flavia il 13 febbraio. Sappiamo che è partito il 22 febbraio, nello stesso convoglio di Primo Levi e il resto possiamo solo ricostruirlo da testimonianze sommarie, Cesare sopravvive allo sterminio fino alla cosiddetta “marcia della morte” con cui i tedeschi liquidano i superstiti del campo.
C’è una morale? Forse più di una: “Per molti ebrei non fu facile capire quanto fosse tragica la situazione fino a che non fu troppo tardi – spiega Bruno Carmi – Il timore di Primo Levi era che quello successo una volta sarebbe potuto ricapitare. E oggi che vediamo sventolare certe bandiere e sentiamo certe frasi che dovrebbero essere perseguite penalmente, mentre i testimoni vengono a scomparire, ci rendiamo sempre più conto che le memorie non serve tenerle chiusa negli armadi, devono essere tramandate. È questa comprensione della storia la nostra difesa”.
c.d.b
(5 marzo 2019)