Periscopio – La spirale

lucreziAbbiamo già avuto modo di denunciare la terribile spirale antisemita che va sempre più avviluppando, giorno dopo giorno, due tra i maggiori Paesi europei, la Polonia e l’Ungheria. Due nazioni di grandissima civiltà, ricche di storia, cultura, arte, che hanno entrambe assai sofferto per la feroce invasione nazista, e che dei giorni bui paiono invece privare evidentemente nostalgia, magari proprio col pretesto di urlare al mondo che loro, polacchi e ungheresi, sono sempre stati antinazisti, e che chi lo nega diventa automaticamente antipolacco o antiungherese. Una posizione velenosa, maligna, malata, che non solo distorce completamente la verità della storia, ma che ripropone, in modo perverso, il peggio del peggio del becero e violento nazionalismo xenofobo che, il secolo scorso, ha portato il nostro continente verso la catastrofe. Ed è davvero paradossale e ripugnante che, nel riproporre, pari pari, il linguaggio, gli argomenti e i sentimenti dei nazisti, lo si faccia rivendicando una immaginaria purezza nazionale antinazista. Un gioco cinico e perverso, che sembra spingere quei due bellissimi Paesi, nuovamente, verso l’abisso.
Ricordiamo, rapidamente, solo qualcuno degli episodi registrati recentemente. Il Parlamento polacco ha votato una legge che punisce col carcere chi osi dire che anche un solo polacco sia stato minimamente coinvolto, sia pur marginalmente, nella Shoah. Le autorità ungheresi sono impegnate da anni in un’impressionante campagna di demonizzazione di George Soros, che non finge neanche di nascondere che la maggiore colpa del magnate (il cui volto è riprodotto, con tratti ripugnanti e deformati, da vampiro succhiasangue, in migliaia di gigantografie) è quella di essere, insieme, ricco ed ebreo, un binomio di ben collaudata efficacia. Un settimanale ungherese, il mese scorso, ha riprodotto in copertina il volto del leader della Comunità Ebraica nazionale, avvolto da una nuvola di banconote svolazzanti. Il quotidiano polacco Tylko Polska (solo Polonia) ha pubblicato in prima pagina un articolo dal titolo “Come riconoscere un ebreo”, nel quale vengono forniti consigli molto precisi e dettagliati su come raggiungere l’importante obiettivo (sulla basa di un’analisi fisiognomica, comportamentale ecc.). Le voci dissonanti o di protesta, contro questo vento tenebroso, paiono decisamente rare, deboli e perdenti (anche se, per dovere di verità, va detto che l’articolo di Tylko Polska ha suscitato qualche, sia pur flebile, riprovazione, ed è stato proposto di ritirare i finanziamenti statali alla testata).
È un puro dato di fatto che l’antisemitismo è ormai parte integrante della martellante propaganda populista e sovranista che attraversa l’Europa, e che finge di avere come bersaglio principale la presunta burocrazia centralizzata dell’Unione Europea, che minaccerebbe le identità nazionali delle singole patrie. Una pura presa in giro, una plateale menzogna. I “popul-sovranisti” non hanno nessuna paura di essere schiacciati da un presunto ‘superstato europeo’, che, semplicemente, non esiste, e mai esisterà, ma hanno un desiderio viscerale di potere tornare tranquillamente ai tempi più oscuri della storia d’Europa, senza dovere darne conto a nessuno. Che fatica, che noia dovere sempre fingere di essere democratici, tolleranti, antifascisti. Che bello potere finalmente tornare a palesarsi orgogliosamente per quello che si è, che si è sempre stati, o che si è sempre desiderato di essere. Un ‘outing’ davvero rigenerante e liberatorio.
Al cospetto di questo fenomeno sinistro, emergono, nel resto d’Europa, sostanzialmente tre posizioni diverse: una, decisamente marginale e minoritaria, da parte di forze democratiche, di contrapposizione, che denuncia, talvolta, questa deriva, ma senza mostrare di considerarne appieno la pericolosità; un’altra, in forte crescita, di entusiastico appoggio, da parte degli altri “popul-sovranisti”, anche quando si dicono filosemiti e “anti-antisemiti” (perché, come si sa, essere amici degli ebrei non ha mai comportato di dovere coerentemente combattere i loro nemici); e poi la vasta fascia, probabilmente maggioritaria, degli indifferenti, che stanno a guardare senza dire mezza parola. In questa zona grigia si collocano anche i numerosissimi rivalutatori e banalizzatori del fascismo, che, pur denunciando le leggi razziali, l’alleanza con Hitler ecc., propongono del regime un’immagine benevola, tranquillizzante, strapaesana, da dittatura della porta accanto. Lo ha fatto di recente, per esempio, il Presidente del Parlamento Europeo, con parole che fanno davvero cadere le braccia. Mussolini, dice il Presidente, avrebbe sbagliato sulle persone, sui diritti civili, ma, quanto alle cose, le opere pubbliche, avrebbe fatto delle cose buone. Può anche essere vero, ma ci permettiamo di porre una piccola domanda: si può immaginare, al mondo, un solo individuo, anche il più tonto dei tonti, che, avendo in mano per vent’anni il potere assoluto e incontrastato di realizzare ogni proprio desiderio, senza mai dover dare conto a nessuno, senza mai incontrare la minima resistenza, potendo neutralizzare, imprigionare o uccidere chiunque la pensi diversamente, non sarebbe capace, in vent’anni, anche solo per gioco, di costruire qualche palazzo, qualche ponte o qualche ferrovia?

Francesco Lucrezi, storico

(20 marzo 2019)