Edith Oppenheim-Jonas e l’antieroe del quotidiano
Bonario e maldestro, goffo e sentimentale, l’antieroe della famiglia svizzera si chiama Papa Moll. Il leggendario personaggio, non certo un pontefice, ma un papà come ce ne sono tanti, con la sua famiglia (moglie, tre figli e un bassotto chiamato Tschips) continua a lanciarsi da oltre mezzo secolo in un’avventura dopo l’altra. E il mondo dell’editoria per l’infanzia della Confederazione elvetica lo sopporta come un flagello inevitabile considerandolo allo stesso tempo un nume tutelare. A confronto con una produzione editoriale per l’infanzia e la gioventù che potrebbe a buon diritto rivendicare il primato di essere considerata la prima al mondo per la sua qualità, gli album vecchio stile di questo personaggio che imperversa da oltre mezzo secolo sembrano davvero fuori dal tempo. Ma il Papa Moll non cede, le sue avventure continuano a ritmo serrato. In uno dei volumi più recenti, il ventisettesimo di un’opera che prosegue senza cedere il passo alla demenza digitale e alla maleducazione del gusto, questo personaggio inossidabile trova nuovi amici in una comitiva di portatori d’handicap in gita. Il giovanissimo lettore, guidato da questo personaggio che svolge il compito di rappresentare con un inconfondibile humor transalpino le miserie e la grandezza dell’uomo medio, dello svizzero che “si alza presto, ma si sveglia tardi”, si accosta al mondo della diversità e frantumando fraintendimenti e imbarazzi comprende facilmente il valore di una società che accoglie e mette a proprio agio individui di ogni specie offrendo a ognuno le migliori opportunità. Neanche a dirlo, per la famiglia Moll cominciano nuove amicizie, si aprono altri orizzonti, fino a comprendere che in fondo le persone più inquietanti e problematiche rischiano talvolta di essere proprio i cosiddetti normali. Dietro al successo del Papa Moll c’è il segreto di tutti i grandi personaggi. In un mondo in cui anche Paperino sembra soffrire di qualche crisi di identità, reggere nel tempo, conquistare sempre nuovi giovanissimi lettori, non è cosa da poco. E chi ha determinato la formula magica del successo dovrebbe essere considerato con attenzione. Proprio ora che l’editoria svizzera per l’infanzia è protagonista della Bologna Children’s Book Fair, il più prestigioso avvenimento al mondo dedicato alla produzione editoriale per la gioventù, è il momento di rendere omaggio a Edith Oppenheim-Jonas (1907-2001). La grande disegnatrice e pittrice svizzera ideò il personaggio nel 1952 su impulso della Fondazione Pro Juventute, intenzionata a contrastare l’invasione di materiali per l’infanzia provenienti da Oltreoceano e lontani dai valori cardine della società elvetica. La formula adottata dalla Jonas, un’artista che era fortemente legata ai valori della famiglia ebraica, si rivelò in totale controtendenza rispetto al mondo dei creativi che puntava ai supereroi e alle avventure stellari e fu quella di riprodurre con ironica tenerezza la vita e le microavventure della sua stessa quotidianità. Il padre di Edith, noto ingegnere, versatile inventore improvvisato e appassionato giocatore di scacchi, porta le caratteristiche di Papa Moll. La madre è probabilmente un modello che trasmette il senso ebraico borghese di famiglia sotto forma di Mama Moll. Ma anche la stessa famiglia di Edith Oppenheim-Jonas ha le caratteristiche della famiglia Moll: due figli e una figlia e persino il bassotto corrispondono alla realtà. Molte delle storie prendono spunto da eventi reali ed esperienze nella propria famiglia. Edith Oppenheim-Jonas è stata a lungo ricordata come una donna forte e ricca di talenti. Nella sua prima giovinezza preferiva la carta e i colori alle bambole. Il suo talento era così vivido che la sua vocazione di pittrice e disegnatrice non fu mai messa in questione. Ma la grande svolta e la rivelazione della sua dimensione artistica fu favorita dagli anni duri e cupi della Seconda guerra mondiale. Una stagione terribile anche per gli ebrei svizzeri, che non furono perseguitati né emarginati, ma condivisero in prima linea la mobilitazione nazionale per la difesa delle frontiere e si fecero carico di uno sforzo immenso per offrire accoglienza alle decine di migliaia di ebrei in fuga che riuscirono a trovare riparo varcando le frontiere dell’unica democrazia rimasta in vita nell’Europa continentale. Gli anni più duri portarono la Oppenheim a sostenere la famiglia con la sua attività artistica. In condizione di lavorare solo nelle ore notturne l’artista si impegnò in quella stagione a creare lavori grafici e giochi di carta che potessero arrivare rapidamente e senza problemi a un’intera generazione di bambini su cui si estendeva l’ombra cupa della guerra e della paura. L’umorismo e la felicità appartenevano alla vita di Edith, così come l’amore per la natura e l’attività fisica. Campionessa di tennis e di sci, ma soprattutto attivista nei primi anni Cinquanta per i diritti della donna e i diritti e la solidarietà sociale, non dimenticò mai come il lavoro artistico e l’impegno per l’educazione dell’infanzia possa essere una forma privilegiata di intervento e di politica in una società democratica.
Nella pattuglia diretta a Bologna di autori, artisti, editori per l’infanzia che si darà appuntamento alla stazione di Zurigo aleggerà per un attimo, prima che la locomotiva punti al Gottardo, anche la memoria di Edith Oppenheim-Jonas. Attraverso le grandi vetrate nell’immenso atrio dello scalo, delle librerie e delle edicole, fresco di stampa l’ultimo festante volume di Papa Moll, accuratamente realizzato da un’equipe di giovani disegnatori che ha raccolto l’eredità della grande artista, confermerà la lezione ebraica che il grande viaggio e il vero onore, l’autentico eroismo e il coraggio più difficile, resta l’arte di prendersi sul serio fino a un certo punto e di affrontare la vita quotidiana con un sorriso.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Aprile 2019, Dossier Leggere per crescere