Sinagoga restaurata, festa in musica
nel cinquantesimo anniversario
Quando c’è un compleanno niente di meglio della musica per festeggiare. È stato così anche per le celebrazioni dei 50 anni da quando la sinagoga di Casale Monferrato è tornata a essere l’edificio ammirato che conosciamo tutti e, per di più, con un concerto che ha creato un legame diretto con il passato di questo edificio, da oltre 400 anni nel cuore della città.
Così domenica 14 aprile la sala di preghiera di vicolo Salomone Olper si è di nuovo riempita di pubblico in ogni posto a sedere per un appuntamento speciale della rassegna “Musica in Sinagoga”, tutto dedicato a quello che Giorgio Ottolenghi, Presidente della comunità casalese, definisce un miracolo: “La sinagoga di Casale era un disastro, le ragnatele andavano dal soffitto al pavimento, i banchi erano rotti e rovesciati, praticamente una cantina. Non pensavamo che si potessero trovare i finanziamenti e invece…”.
“Un evento importante – sottolinea il sindaco di Casale Titti Palazzetti – perchè è stata restituita alla città un’opera d’arte di grande valore per la nostra collettività, dove si continua a fare cultura, per questo siamo grati alla comunità ebraica che formata da un numero così esiguo di persone riesce a organizzare così tante attività”.
Quindi spazio alla musica con l’Ensemble Salomone Rossi, formato da Lydia Cevidalli, al violino, e Giovanni Togni, al clavicembalo, e poi l’ospite d’onore della serata, nelle vesti di cantore, il rav Elia Richetti, che, come ricorda Elio Carmi, essendo membro del tribunale rabbinico è anche l’uomo che “autorizza” la produzione dei krumiri kasher e di questo i casalesi gli sono molto grati.
Il programma inizia con tutti e tre i protagonisti impegnati in due cantate anonime che risuonavano tre secoli fa in questa stessa sinagoga per la festa di Hosha’na Rabbah. Ogni pezzo è un piccolo gioiello, anche per le spiegazioni con cui l’ensemble e lo stesso Richetti arricchiscono l’esecuzione. Scopriamo ad esempio che una cantata si trovava negli archivi di Mosca ed è stata possibile ritrovarla solo dopo la caduta dell’URSS.
Sul bellissimo clavicembalo a doppia tastiera, ricostruito secondo la tecnica e l’estetica del XVIII secolo, i pezzi della tradizione ebraica si alternano a graziose sonate di Scarlatti. Dopo i brani casalesi sentiamo melodie provenienti dalle sinagoga di Gorizia, Ferrara, Verona e Trieste per la sola voce solista di rav Elia Richetti, probabilmente abituata a farsi sentire senza microfono anche in sale molto più ampie, perchè arriva ovunque. Sono canti destinati alle liturgie, giorni di festa, dove appunto non si può suonare, per cui al cantore è richiesta una vasta gamma di sfumature. Qui si comprende la fama di Richetti come richiestissimo chazzan, una voce che è al contempo potente e agile quando si lancia in tutti gli abbellimenti della musica barocca. E poi c’è il lavoro di ricerca per far vivere queste note. Rav Richetti spiega che alcuni di questi canti non sono conosciuti da più di tre persone al mondo, però non è raro trovare al loro interno echi di canti popolari arrivati sino a noi.
Il concerto ha poi una seconda parte solo strumentale in cui l’ensemble Salomone Rossi esplora una serie di autori barocchi ispirati dalla tradizione ebraica. Johann Kuhnau (1660-1722) rende deliziosamente didascalico tutto il combattimento tra Davide e Golia nelle sue “Rappresentazioni musicali di alcune storie bibliche”, tanto che sembra di trovarsi a una festa a tema a Versailles. Poi di Joseph Benda (1724-1804), in onore alle ascendenze ebraiche di questa famiglia di musicisti, ascoltiamo la Sonata in la maggiore per violino e basso continuo. Infine una vera chicca di Benedetto Marcello (1686-1739) che doveva essere molto vicino alla comunità ebraica di Venezia perchè inserisce tra i 50 Salmi del suo Estro Poetico Armonico ben 11 Intonazioni in ebraico provenienti dalla Sinagoga Tedesca. E, per inciso, in questa esecuzione del trio sono veramente molto gradevoli nel modo in cui si mischiano le classiche armonie del barocco veneziano ai modi tipici del canto ebraico. Tanti applausi e ovviamente un bis, così sotto le volte dorate ritornano a risuonare le note di Adon Olam il canto per la festa di Hosha’na Rabbah che nacque qui all’inizio del 1700. E il tempo sembra davvero non essere mai passato.
Alberto Angelino
(15 aprile 2019)