Ignoranza al servizio del potere
È difficile capire in quale direzione questo paese si stia muovendo.
Ascoltavo ieri una trasmissione della BBC in cui Gabriela Montero, una giovane pianista parlava della situazione nel suo paese, il Venezuela, e criticava il regime di Hugo Chávez che, a quanto affermava, non aveva lavorato nell’interesse del popolo, come aveva promesso di fare, bensì al solo scopo di mantenere il potere. L’erede di Chavez è stato Maduro, che si è distinto per la repressione dell’opposizione democratica.
Non mi azzardo a dire se la Montero abbia ragione o meno. Non sono un esperto di politica venezuelana. E, tuttavia, le considerazioni della Montero mi hanno stimolato un collegamento con la nostra situazione italiana.
Ci si guarda intorno e, malgrado le promesse che questo governo – come ogni nuovo governo – ha fatto e continua a fare, si vede stagnazione economica e degrado socio-culturale. Sulla situazione economica non mi pronuncio, ma penso che si risolverà da sola, perché quando raggiungerà il disastro qualcosa succederà per via naturale. E sarà una rivoluzione (improbabile), una caduta del governo (probabile), un intervento dall’esterno (inattuale, ma vien male solo a pensarlo). Sarà la prima causa, la crisi economica, a produrre necessariamente un cambiamento, perché la miseria non piace a nessuno, anche se molti la patiscono. E speriamo, allora, di non vedere la gente che va in cerca del colpevole per le strade, perché il colpevole, di solito, sono proprio io, o l’immigrante nero, o la lobby degli omosessuali e la loggia degli zingari.
Più subdolo e insidioso è il problema sociale e culturale del paese. Mentre ci si concentra sul pericolo al lontano orizzonte dell’immigrazione clandestina e islamica e sulla necessità di difendersi in casa sparando ai ladri – gravissimo problema, quest’ultimo, che ciascuno di noi sperimenta quotidianamente nella propria casa – con sempre maggiore frequenza si vedono comparire sulla scena movimenti neofascisti, sovranisti, suprematisti, protezionisti della naturalità del nucleo familiare. Commemorazioni mussoliniane, rappresentanti di mussoliniana famiglia che escono finalmente di casa e scendono in politica, contestazioni fasciste della storia repubblicana del paese e, infine e più preoccupante, un ridimensionamento governativo del ruolo della cultura nelle scuole, in particolare della storia il cui studio, inutile dirlo, è una perdita di tempo, visto che a non conoscerla sono gli stessi politici che pretendono di governarci. Si è così costretti a sentire bestialità del tipo ‘anche lui ha fatto cose buone’, ‘l’unico errore che ha fatto è stato allearsi con Hitler’ e via dicendo. Si rispolverano le tesi di Pansa sulla Resistenza, tutta criminale per colpa di un certo numero di azioni criminali, si assolve il fascismo perché ha bonificato il sei per cento delle paludi pontine, si esaltano le foibe (un assoluto crimine) come contraltare della Shoah, si simpatizza per e ci si allea con Casa Pound e Forza Nuova, che manifestano tranquillamente per le strade fieri del loro saluto romano e della forza del riconoscimento che gli dà chi è al governo.
La storia è facile mistificarla anche attraverso false analogie perché pochi già la conoscono e pochissimi la conosceranno fra qualche anno. Fa parte del gioco. Più sei ignorante e più è facile farti credere ciò che più conviene al potere. Per poi scoprire, magari, che chi si batte pubblicamente per la famiglia naturale e difende i diritti delle donne, in privato ha almeno due famiglie e le donne le stupra nelle sue scorribande notturne, come ci raccontano in questi giorni sui giornali.
E ti chiedi allora se la propaganda di regime non sia sempre demagogica e non abbia il solo scopo di creare un clima che consenta a quel potere di mantenere sé stesso e di perpetuarsi.
Per ora stiamo vivendo nel sopore della ragione. Speriamo di non risvegliarci troppo acciaccati, e che non sia troppo tardi.
Dario Calimani, Università di Venezia