Yom Ha Shoah, tra Israele e Diaspora:
Rivlin: “Alla larga dai razzisti”
No ad alleanze con l’estrema destra europea. Questo il messaggio del Presidente d’Israele Reuven Rivlin ai politici nazionali in occasione delle celebrazioni di Yom Ha Shoah, il giorno che nel calendario ebraico ricorda lo sterminio di sei milioni di ebrei e che è vissuto con particolare intensità in queste ore anche in tutte le Comunità della Diaspora.
Parlando alla cerimonia ufficiale allo Yad Vashem di Gerusalemme, Rivlin ha anche sottolineato la sua preoccupazione per il recente picco di violenza contro gli ebrei negli Stati Uniti e in Europa. Sebbene il Vecchio Continente sia diventato un modello di democrazia e liberalismo nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, oggi – ha sottolineato il Presidente d’Israele – riemergono i “fantasmi del passato”.
“Oggi l’Europa, come altre parti del mondo, sta cambiando ancora una volta. Oggi, l’Europa è di nuovo inseguita dai fantasmi del passato. Idee di superiorità, purezza nazionale, xenofobia, palese antisemitismo di sinistra e di destra si librano sull’Europa. È importante esser chiari: non siamo negli anni ’30; non siamo sull’orlo di un secondo Olocausto o qualcosa di simile. Ma non possiamo ignorare il vecchio e nuovo antisemitismo che sta rialzando la testa, alimentato dalle ondate di immigrazione, dalle crisi economiche e dalla delusione nei confronti dell’establishment politico”.
Riguardo al clima politico europeo, il presidente israeliano ha ricordato: “Ogni paese e ogni società ha il diritto legittimo e persino il dovere di scegliere la propria politica e di proteggere la propria identità. Non tutti i partiti di destra in Europa che credono nel controllo dell’immigrazione o nella protezione del suo carattere unico sono antisemiti o xenofobi. Ma le forze politiche dove l’antisemitismo e il razzismo sono parte del loro linguaggio, la loro eredità o la loro ideologia non potranno mai essere nostri alleati”. E ancora: “Nessun interesse e nessuna considerazione della realpolitik può giustificare un’alleanza disonorevole con gruppi razzisti o elementi che non riconoscono il loro passato e la loro responsabilità per i crimini della Shoah”.
“Non esiste una cosa come amare Israele e odiare gli ebrei, così come non esiste una cosa come amare gli ebrei e odiare Israele. Il gioco è finito. Le maschere sono state strappate”.
Fervono intanto i lavori all’interno del padiglione EX3 di Gavinana a Firenze, dove l’8 maggio sarà inaugurato il padiglione dedicato agli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti, allestito nel 1980 ad Auschwitz e riproposto a molti anni dalla chiusura nel capoluogo toscano.
“In un contesto del tutto nuovo e imprevisto, lontano oltre mille chilometri dal luogo per il quale era stato progettato – spiega l’Aned in una nota – il Memoriale inizierà una nuova fase, di nuovo accessibile. Sarà anche l’occasione per riaprire un approfondimento degli studi sul valore di quest’opera collettiva nel contesto della cultura italiana del Novecento e del suo valore di testimonianza di un gruppo di superstiti delle deportazioni naziste”.
Contemporaneamente sarà presentata dall’Aned una grande mostra, che ha ottenuto il patrocinio UCEI e che occuperà l’intero piano terreno dello stesso edificio che ospiterà il Memoriale. La mostra “Un filo ininterrotto. La memoria della deportazione e il Memoriale di Auschwitz” è stata interamente prodotta dall’Aned stessa ed è stata realizzata per i contenuti da Elisa Guida e Bruno Maida e per l’allestimento da Alberico Belgiojoso. La sezione dedicata alla deportazione toscana è curata da Camilla Brunelli ed Enrico Jozzelli del Museo della Deportazione e della Resistenza di Prato.
Ai visitatori sarà distribuito un pieghevole che riproduce alcuni dei testi presentati per la prima volta nel 1980, all’epoca della inaugurazione dell’opera nel Block 21 di Auschwitz. Tra questi il celebre “Al visitatore”, scritto espressamente da Primo Levi.
(2 maggio 2019)