Liliana Segre sul Salone del Libro: “Sarei andata. La democraziagarantisce la presenza di tutti”
“Io sarei andata al Salone del Libro. Se fossi stata invitata a parlare, sarei andata”. Così a Pagine Ebraiche la senatrice a vita Liliana Segre, a proposito della polemica innescata per la presenza della casa editrice Altaforte, dichiaratamente fascista e vicina a CasaPound. Diversi scrittori negli ultimi giorni hanno annunciato che non parteciperanno al Salone del Libro di Torino – che prende il via giovedì prossimo – per non condividere lo spazio con chi, come Altaforte, sostiene apertamente il fascismo. Al giornale dell’ebraismo italiano Segre, Testimone della Shoah sopravvissuta ad Auschwitz, spiega invece che, se avesse avuto un incontro, sarebbe andata. “Prima di tutto perché si devono far sentire tutte le voci e poi perché se non ci fosse stata la democrazia uno dei due non sarebbe potuto andare al Salone del Libro. Loro (i fascisti) ci sono perché c’è la democrazia, e noi non ci saremmo stati se non ci fosse stata la democrazia”. La senatrice sottolinea di essere d’accordo con la posizione di Tatiana Bucci, sopravvissuta con la sorella ad Auschwitz, che sarà al Salone per presentare il suo Noi, bambine ad Auschwitz (Mondadori – Venerdì 10 maggio, Sala Azzurra. Ore 11.00). Al Corriere della Sera Bucci ha spiegato, “se ce ne andiamo tutti finiamo per lasciare il campo a loro. Non mi piace l’aria che tira in Italia, anche per questo non dobbiamo abbassare la guardia”.
L’attenzione sulle edizioni Altaforte è emersa dopo la notizia della pubblicazione di un libro-intervista al ministro degli Interni Matteo Salvini. Accanto a questo volume, l’editore presenta in catalogo libri che celebrano “la rivoluzione fascista” del 1919 e che definiscono l’inizio della dittatura come una “stagione mitica, eroica di riscatto e di rinascita”; ci sono volumi che denunciano il presunto “razzismo contro gli europei e i loro discendenti”, richiamando le teorie senza fondamento della sostituzione etnica; filippiche contro il femminismo e i suoi tentativi di “distruggere il maschio”. Tutte narrazioni accomunate dal gusto per il vittimismo, dal presentarsi come anticonformiste, come uniche voci scomode in un mondo in cui i “poteri forti” ci nascondono la verità. Tra le firme, il vicedirettore del quotidiano La Verità Francesco Borgonovo e la blogger Francesca Totolo, nota per diffondere fakenews sui migranti (La Stampa).
Daniel Reichel, @dreichelmoked