Il premier Conte in sinagoga:
“Antisemitismo suicidio d’Europa”
“L’antisemitismo è il suicidio dell’uomo europeo. Perché quando l’uomo europeo rifiuta l’ebreo rifiuta se stesso e nega una parte fondamentale della propria identità”.
È un chiaro messaggio quello condiviso oggi nel Tempio maggiore di Roma dal Primo ministro Giuseppe Conte, ospite al Portico d’Ottavia in occasione della visita nella Capitale di una delegazione di 800 giovani provenienti da oltre 50 città della Russia, guidata dal rabbino capo del Paese Berel Lazar. Un viaggio realizzato nell’ambito del progetto ‘Yachad’ della Federazione delle Comunità Ebraiche Russe, che ogni anno si svolge in una diversa capitale europea per terminare ad Auschwitz e che in questa circostanza ha come tema anche il centenario dalla nascita di Primo Levi.
Accolto dalla presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni e dal Testimone della Shoah Sami Modiano, il premier ha sottolineato: “La testimonianza straordinaria di Levi dimostra nella forma più intensa quanto l’arte sappia dar voce ai sentimenti dei popoli, quanto riesca a fare Memoria nel senso più alto del termine”. Memoria che passa, nel suo caso, e in quello di altri grandi intellettuali ebrei citati dal Primo ministro nel suo intervento, “da una scrittura essenziale, ma al tempo stesso evocativa, con uno stile che ancora oggi emoziona”. Descrizioni asciutte, ha aggiunto, “in cui ogni parola riflette un dramma personalmente vissuto”. L’opera di Levi, secondo Conte, “ha vivificato la cultura europea, che non sarebbe quella che è senza l’ebraismo”.
Il Premier ha anche enfatizzato il ruolo della cultura stessa, intesa come “veicolo per la trasmissione di valori universali” e come strumento “capace di ampliare una visione, di attraversare confini, di unire”. Per poi aggiungere: “Purtroppo, in molti Paesi d’Europa e anche in Italia, assistiamo a episodi di violenza che segnano un arretramento dei presidi di civiltà. Nella mia funzione desidero ribadire l’impegno del governo per promuovere libertà religiosa e dialogo e per combattere senza esitazione ogni forma di discriminazione e intolleranza”.
Dando il benvenuto agli 800 giovani russi, il rav Di Segni aveva ricordato la storia della sinagoga e la sua simbologia. “Un luogo che riassume diritti acquisiti ma anche negati, la persecuzione e il terrorismo palestinese che la colpì. Ma questo – le sue parole – è anche un luogo centrale della nostra identità e vivacità”. Mentre la presidente Dureghello, dopo aver dato lettura di un messaggio inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre, ha ricordato come l’odio sia “un problema politico planetario”. Per poi rievocare, anche portando come esempio una propria esperienza familiare, il ruolo di accoglienza che l’ebraismo romano ebbe nel passaggio di molti ebrei in fuga dal comunismo verso lo Stato di Israele.
Emozionanti le parole di Modiano e strettamente intrecciate con il salvifico ruolo svolto dai soldati russi nell’apertura dei cancelli di Auschwitz il 27 gennaio del 1945. Un giorno cui arrivò miracolosamente in vita assieme tra gli altri proprio a Levi.
“La nostra presenza numerosa in questa sede – le parole del rav Lazar – è il segno che siamo una realtà che ricorda al passato e guarda al futuro, in amicizia e fratellanza con gli ebrei romani”.
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(8 maggio 2019)