In ascolto – Omaggio a Chagall
“Un dono modesto al popolo ebraico, che ha sempre sognato gli ideali biblici di amore, amicizia e pace tra i popoli. La mia speranza è di stendere la mano a chi, tra i popoli vicini, coltiva la cultura, la poesia e l’arte”. Così Marc Chagall descriveva nel lontano 1962 la sua magnifica opera installata nell’ospedale di Hadassah a Gerusalemme. Dodici vetrate, una per ogni tribù, per raccontare frammenti di un mondo lontano che intreccia vita nello shtetl e motivi biblici.
Ricordo ancora la sensazione che ho provato la prima volta, immersa in quel bagno di colori e nei giochi di luce e ultimamente, di fronte alla violenza e alla volgarità di certe campagne elettorali, mi sono ritrovata spesso a pensare a quell’angolo di bellezza e di quiete.
Fin dai primi anni successivi all’installazione delle vetrate, diversi compositori si sono lasciati affascinare dall’opera di Chagall. Tra loro vi è Jacob Gilboa, compositore di origine ceca che inizia la sua formazione musicale a Vienna negli anni ’30 ed emigra in Eretz Israel, appena diciottenne, nel 1938. Inizialmente studia architettura a Haifa, poi si trasferisce a Gerusalemme per seguire i corsi dell’Accademia di musica e qui si diploma nel 1947. I suoi maestri sono due pionieri della “art music” israeliana, Josef Tal e Paul Ben Haim e i primi lavori di Gilboa mostrano l’influenza del tipico stile cosiddetto mediterraneo. Nei primi anni ’60 segue le lezioni di Stockhausen e Pousseur a Colonia e imprime un’impronta nuova al suo stile, impiegando anche i suoni elettronici, lontani dalla “morbidezza” dei primi anni.
Nel 1966 compone l’opera sinfonica “The Twelve Jerusalem Chagall Windows” e nel 1978 rende ancora una volta omaggio a Chagall con la sua “Chagall sur la Bible” per mezzosoprano, quartetto d’archi e organo, opera commissionata ed eseguita per l’inaugurazione delle vetrate di Chagall nella Chiesa di Santo Stefano a Magonza.
Maria Teresa Milano
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