Ronny e il melting pot in versi
La poesia e la musica, l’ebraico e l’italiano, l’est e l’ovest. Diverse combinazioni che hanno reso intensa la serata milanese con protagonista il poeta israeliano Ronny Someck. Accompagnato alla chitarra dai virtuosismi del musicista Emanuele Segre e tradotto e recitato in italiano da Sarah Kaminski, docente di ebraico all’Università di Torino, Someck è riuscito a presentare al pubblico in un modo originale i versi delle sue poesie. Il pubblico, a giudicare dal lungo applauso finale, ha apprezzato l’evento organizzato al Circolo Filologico milanese dall’Associazione Italia-Israele di Milano.
“Io sono un iracheno-pigiama, mia moglie è rumena e nostra figlia è il ladro di Bagdad./ Mia madre continua a far ribollire il Tigre e l’Eufrate,/ mia sorella ha imparato a cucinare il pirouschky dalla/ madre russa/ di suo marito”, l’autobiografia in versi che Someck regala ai lettori in Poesia patriottica, decisamente calzante – ha sottolineato Kaminski – viste le celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza d’Israele (14 maggio nel calendario civile). Emigrato da Bagdad in Israele a un anno e mezzo, Someck nelle sue poesie cattura, con grande ritmo, il fascino del melting pot della società israeliana senza dimenticare le sue contraddizioni. “Sono nato a Bagdad nel 1951. Mia madre voleva darmi un nome che potesse suonare bene in arabo, in ebraico e in inglese. Passeggiando per la strada vide un negozio con la scritta ‘Studio Ronny’. Pensò: ‘Ronny, è perfetto, suona bene in tutte le lingue”, il racconto del poeta dal palco. Un piccolo e ironico esempio di come già il suo nome rappresenti un’identità complessa, specchio di quella israeliana. “Cosa è meglio: un universo con mille sfumature e colori diversi o un noioso mondo monocromatico?”, aveva sottolineato a Pagine Ebraiche in occasione di un’intervista. Protagonista oggi all’Università di Milano con un incontro con la docente Sara Ferrari, Someck chiuderà la sua due giorni milanese con un evento a San Vittore, figlio del suo costante impegno con i giovani più problematici: in Israele infatti insegna la bellezza della letteratura a ragazzi dal passato e presente complicato. Le parole, aveva spiegato, non possono fare miracoli ma possono ricucire strappi, far sentire meno soli, reindirizzare la rabbia.
Come scrive Kaminski nell’Introduzione alla raccolta di poesie Il bambino balbuziente (Mesogea – traduzione di Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano), la sua poesia è una vera e propria “locomotiva figurata” che, a detta di Someck, “traina al suo seguito, un lungo e articolato convoglio di colori, suoni, citazioni culturali e ciak cinematografici”. A bordo si mescolano immagini universali e intime, sacre e profane, avviando sui binari della poesia eroi hollywoodiani come Marylin Monroe o Tarzan, accanto a personaggi in carne e ossa. Le figure bibliche e leggendarie, da Abramo alla prostituta di Gerico, fanno da sfondo al tramtram quotidiano.
Le poesie d Someck sono contenute anche raccolta, a cura di Ariel Rathaus, Poeti israeliani (Einaudi, 2007).