I miti da sfidare in pubblico
A metà degli anni Cinquanta Heinrich Böll, futuro premio Nobel per la Letteratura, passava le estati nell’isola di Achill, in Irlanda. Qui, come racconta lo scrittore Fintan O’Toole sull’Irish Times (tradotto in Italia da Internazionale), Böll si inventò un lavoro particolare: il dentista politico. Girovagando per i pub locali, il grande scrittore tedesco doveva spesso discutere con gli altri avventori in merito al ruolo di Hitler e del nazismo. Nel suo diario racconta di come una sera – per l’ennesima volta – qualcuno ripropose la solita retorica che negava o sminuiva le responsabilità dei nazisti: “Questo Hitler non era, mi pare, un uomo poi tanto malvagio. Solo che, a parer mio, è andato un po’ troppo in là”. La moglie di Böll, Annemarie, reagì sussurrando al marito: “Forza. Cavagli tutto il dente”. “Ma io non sono un dentista”, le rispose. “E non ho più voglia di andare la sera al bar: sempre a cavar denti, sempre gli stessi. Sono stufo”. Annemarie replicò semplicemente: “Ne vale la pena”. E così Böll vestì i panni del dentista politico e cavò con perizia e attenzione quel dente marcio, rovinato irrimediabilmente dall’ignoranza e dal pregiudizio.
Non in Irlanda ma in Inghilterra c’è chi prosegue l’impegno del Böll dentista politico: il Museo ebraico di Londra presenta infatti nelle sue sale una coraggiosa mostra dal titolo Ebrei, soldi, mito (Jews, money, Myth): un viaggio lungo i secoli che infrange le immagini stereotipate e antisemite che legano il mondo ebraico ai soldi, come racconta il dossier Money&Jews curato da Daniel Reichel sul numero di giugno di Pagine Ebraiche.
Il direttore Abigail Morris in queste pagine racconta i timori di affrontare questo tema controverso ma anche la consapevolezza che “non parlarne non farà sparire la questione”. E così nelle teche vengono messe in mostra le terribili raffigurazioni degli ebrei usurai, avari e bramosi di denaro, viene spiegata l’origine del mito, dall’antisemitismo cattolico al complottismo moderno. Ma c’è anche spazio per una narrazione in positivo del tema del denaro, come racconta il quadro in questa pagina: Vanitas, dipinto di Benjamin Senior Godines (Amsterdam, 1679-1681. Collezione Museo Ebraico Londra) in cui si vedono due mani anonime che donano soldi attraverso un sipario, che rappresenta la forma più alta di tzedakah, ovvero di giustizia.
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(13 giugno 2019)