Aròn di Pisa, testimonianza suggestiva

Ad aprire la mostra “Tutti i colori dell’Italia ebraica” un suggestivo aròn pisano restaurato per l’occasione, il più antico di Toscana. Un’operazione coordinata dalla professoressa Dora Liscia Bemporad, che ha ricostruito mesi di intenso lavoro nel corso di una serata nei giardini del Tempio cui sono anche intervenuti il presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni, che proprio a Firenze ha convocato la riunione conclusiva del Consiglio uscente, il vicepresidente della Comunità ebraica fiorentina David Liscia, il rabbino capo Amedeo Spagnoletto, Giorgia Calò in rappresentanza della Comunità ebraica di Roma, il presidente della Comunità ebraica di Pisa Maurizio Gabbrielli e Federico Prosperi, suo referente per i beni artistici.
“L’aròn, pesantemente ridipinto di bianco e turchese – ha sottolineato Liscia Bemporad – si è rivelato, dopo un profondo restauro, un mobile cinquecentesco, in gran parte dorato, marmorizzato e decorato con pitture policrome, probabilmente risalente alla sinagoga, della cappella di Santa Margherita. Fu trasferito a Firenze intorno al 1570, quando Cosimo I de’ Medici fondò i ghetti di Firenze e Siena, gli unici luoghi in cui gli ebrei toscani potevano abitare e quindi cessò di esistere la comunità di Pisa”.
Nel 1595 l’Aròn fu recuperato insieme ad un Sefer Toràh, anch’esso prestato a Firenze, e trasferito nella nuova sinagoga, nel luogo in cui sorge quella attuale, nel settembre probabilmente in coincidenza con Rosh Ha Shanah, poiché, a seguito delle leggi “Livornine”, si erano costituite le due nuove Nazioni, quella di Pisa e quella di Livorno. “Il complesso e costoso intervento di restauro, compiuto nel laboratorio romano di Vittorio Pandolfino – ha poi aggiunto la professoressa – è stato realizzato con il sostegno di Alessandra Di Castro, che ha appoggiato senza esitazione tutta l’operazione anche dal punto di vista economico, e con il fondamentale contributo della Comunità ebraica di Roma, dell’Associazione Antiquari d’Italia, dall’Associazione Elie Mimmo Fadlun Onlus e di Acque SPA di Pisa”.
Come segnalato in seguito da Gerusalemme dall’architetto David Cassuto, le due ante superiori originali (quelle attuali sono di restauro) fanno parte del patrimonio del Museo di Arte Ebraica Italiana “U. Nahon”.

(26 giugno 2019)