Piemonte ebraico, tra grandi libri
e grandi idee
Da Guido Artom ad Aldo Zargani: un itinerario nella letteratura ebraica piemontese in tre intense giornate di studio che hanno avuto in Cuneo, e in particolare nella biblioteca e nel centro studi che portano il nome di Davide Cavaglion, il centro propulsore di nuove idee e nuovi stimoli.
Nel centenario dalla nascita di Primo Levi, non poteva che essere questa regione il punto di partenza della dodicesima International Conference on Italian Jewish Literature organizzata da Raniero Speelman, con il contributo del comitato scientifico che da anni lavora alla realizzazione di questi incontri internazionali, il supporto dello storico Alberto Cavaglion, padrone di casa, anima della biblioteca e profondo conoscitore delle vicende letterarie dell’ebraismo italiano, e il sostegno dell’Otto per Mille UCEI.
“Molti – è stato ricordato – sono gli scrittori ebrei di origine piemontese. Come particolarmente interessante si impone la collaborazione ebraica con la più famosa editoria e la presenza di intellettuali ebrei negli atenei italiani. Altri, scelsero di vivere da immigrati nella prima capitale d’Italia. Le vicissitudini storiche, la vicinanza della Francia e della Svizzera e i contatti con varie minoranze fra cui i valdesi hanno stimolato un ricco patrimonio letterario”.
Il convegno è andato al cuore di questi temi, con interventi di altissimo significato e valore. Anna Segre e Aldo Zargani, gli scrittori protagonisti di due distinte sessioni della tre giorni a Cuneo. Cinque tematiche erano state in precedenza sviscerate: “La generazione dell’interbellum”; “L’età dell’argento sempre rivisitata”; “Primo Levi nel centenario della nascita”; “Minori, maggiori”; “I diamanti dei critici e il tempo di Argon”.
Tra i diversi contributi, una testimonianza su Benvenuto Terracini da parte del nipote Benedetto e una relazione di Claudia Rosenzweig sulle fonti yiddish usate da Levi per scrivere “Se non ora, quando?”. Tra i molti relatori anche Laura Quercioli Mincer, Raffaella Di Castro e il rav Alberto Moshe Somekh, curatore assieme a Cavaglion della ristampa dell’Orechòt Tzaddiqim (Le vie dei Giusti), un testo di natura etico-valoriale che fu tradotto dall’ebraico in italiano da Amadio Momigliano nel 1902.
Un’operazione editoriale che è stata dedicata alla memoria di Enzo Cavaglion, nel centenario dalla nascita, e di Pia Segre, trascorso un mese dalla scomparsa. Ultimi testimoni di una grande tradizione, quella dell’ebraismo cuneese, che la biblioteca e il centro studi dedicati a loro figlio Davide tengono in vita con appassionata e commovente dedizione.
(30 giugno 2019)