In ascolto – Festival yiddish

milanoManca solo una settimana all’apertura del Festival Yiddish di Weimar, un evento davvero straordinario che combina concerti, esibizioni di strada, jam sessions, workshop di diversi livelli per musicisti, cantanti e ballerini e incontri interessanti sulla lingua e la cultura dell’Est Europa ebraico.
Quest’anno lo staff ha scelto quale filo conduttore della manifestazione le relazioni culturali, musicali e di grande creatività artistica che si svilupparono tra la Repubblica di Weimar (1919) e quella realtà che hanno deciso di rinominare “Repubblica della Yiddishland”.
Il programma è fitto e vi sono produzioni davvero interessanti; sarebbe impossibile parlarne in modo completo, dunque mi limito a citarne due che hanno attirato in modo particolare la mia attenzione. La prima è “Di Megile fun Vaymar”, un moderno purimshpil firmato da Alan Bern e basato sul Megile Lider del grande poeta yiddish Itzik Manger. L’opera di Manger, libera interpretazione della realtà sociale di quegli anni a partire dal modello narrativo biblico, avrebbe dovuto essere rappresentata nel 1936 a Berlino, ma le condizioni politiche lo impedirono. Oggi torna a Weimar, riletto e rielaborato in chiave contemporanea quale “nuovo anello in una catena secolare di purimshpil”.
La seconda è “Bas Sheve” di Henech Kon, l’unica opera di origine europea in yiddish, oggi nelle nostre mani. Il libretto è del poeta e direttore teatrale Moyshe Broderzon e narra la storia biblica di David e Betsabea, dell’uccisione del marito di lei, Uria e del matrimonio tra il re e la bella e giovane donna. “Bas Sheve” fu portata in scena per la prima volta a Varsavia nel 1924. Al pianoforte c’era il compositore stesso, Henech Kon che cantava anche la parte del basso e accanto a lui tre nomi eccellenti: il contralto Shimen Orliuk e la coppia Moshe Rudinow (baritono) e Ruth Leviash (mezzosoprano). Quest’estate, quasi un secolo dopo, sarà possibile ascoltarla nella versione orchestrale diretta da Joshua Horowitz.

Maria Teresa Milano

Consiglio d’ascolto: