Il rossobrunismo e l’Italia
Il professore di Palermo che avrebbe, secondo i suoi studenti, negato la Shoah in classe proprio non ci sta: egli non sarebbe né fascista né negazionista, ma anzi comunista. Le accuse, soltanto una ritorsione da parte dei propri alunni per dei brutti voti. Non voglio fare lo stesso frequente errore di qualcun altro che è certo sopra di me e dovrebbe essere il rappresentante di tutti, il quale invece augura “la galera a vita” e da del “criminale” e del “fuorilegge” a chiunque gli stia antipatico. In Italia come nel resto dell’occidente, si è innocenti sino a quando gli organi giudiziari non provino il contrario. Ma prendendo come lontano riferimento questo caso, mi sovviene una riflessione, ci si può definire comunisti o di sinistra e negare la Shoah?
Al di là dell’annoso dibattito dell’attualità e della valenza del termine “comunista”, in tutta Europa ormai sta emergendo un modo poi non tanto inedito di essere comunisti: quello dell’adesione al sovranismo di sinistra, o se si vuole al nazional-comunismo – il termine dovrebbe rievocare vecchi fantasmi -. Si tratta di personaggi e correnti che stanno cercando di farsi strada nelle frammentazioni interne della sinistra radicale ma non solo, e che parlano di patria e di difesa dei confini nazionali, chiamano dispregiativamente il resto della sinistra “arcobaleno” – in riferimento alla difesa dei diritti LGBT e degli immigrati -, contestano l’Europa, l’antifascismo, e modelli d’accoglienza come quello riaccese, e si ispirano a “filosofi” come Diego Fusaro, Alberto Bagnai, e Giulietto Chiesa, o più a ritroso Costanzo Preve. Internazionalmente il sostegno è per il Venezuela di Maduro, la Russia di Putin e le milizie filorusse del Donbass, la Siria di Assad (specie in opposizione ai curdi del Rojava), la Corea del Nord e persino la Cina di Xi Jinping. Alle elezioni statunitensi presidenziali del 2016 non pochi di loro facevano il tifo per Donald Trump contro la “guerrafondaia” Hilary Clinton. Inutile dire che alcuni non vedono così negativamente neppure la Lega di Matteo Salvini. Lo scopo è quello di creare un fronte anti-globalista e anti-imperialista rompendo la classica divisione destra/sinistra. Il fenomeno prende comunemente il nome di “rossobrunismo”, e chi vi aderisce spesso trova spazio in Italia nel Partito Comunista di Marco Rizzo. In questo anomalo e profondamente contraddittorio balagan che scorge in Putin l’erede di Marx e Gramsci – o meglio di Stalin -, tra i rossobruni il cospirazionismo e l’antisemitismo sono tendenze non certo rare. Già Iosif Stalin con il concetto di “socialismo in un solo paese”, aveva rispolverato il nazionalismo e da qui l’intolleranza per coloro che all’epoca venivano considerati “transnazionali”, come appunto gli ebrei. La questione medio-orientale ha portato poi nuova linfa vitale a queste correnti che nel buio dell’epoca corrente rialzano la testa. Nel solito gruppetto che ogni anno contesta la Brigata Ebraica a Milano per esempio è frequente vedere anche le bandiere della Siria di Assad. Il rossobrunismo è un fenomeno che resta per il momento ancora marginale, e che comincia timidamente ad essere osservato e contrastato da parte della sinistra, ma sul quale bisogna comunque un po’ tutti tenere alta la guardia.
Francesco Moises Bassano