Setirot – Basta alla plebaglia intollerante
Tempo fa definii plebea non ricordo più quale reazione di qualcuno in sintonia evidente con l’andazzo corrente. Apriti cielo! Buonista, radical chic, “sinistro” e via con gli insensati ma più che aggressivi epiteti di ordinanza gialloverde. Che poi, un giorno, qualcuno sarà finalmente così cortese da spiegarci davvero che senso hanno questi supposti insulti? (rubo la battuta a un amico: radical chic?, semmai radically shocked per quello che vedo intorno a me). Ma torniamo al plebeo. Non è affatto sinonimo di popolare. Popolare – come ha appena scritto David Sorani proprio su queste colonne – “è ciò che genuinamente risiede o emerge nella realtà del popolo inteso come gruppo sociale e nazionale relativamente omogeneo”. Il mainstream contemporaneo è invece all’insegna del populismo. Sempre Sorani definisce “populistico ciò che da un lato tende a sollecitare il favore popolare e dall’altro esprime il consenso acritico, mitizzante, esaltatorio nei confronti di movimenti sedicenti democratici e di capi più o meno carismatici”. Ed ecco che riconoscere e denunciare un comportamento e/o un ragionamento plebeo non è affatto snobismo da torre d’avorio bensì essere “sentinelle” di fronte al baratro che ci circonda. È proprio ora di dire basta all’egoismo più o meno razzista, alla superficialità ignorante, alla menzogna, al nazionalismo. E noi dovremmo sapere e capire meglio di altri dove conduce e sfocia la corrente impetuosa della plebaglia intollerante, ingenerosa, insensibile, urlante, violenta. La teppa di mussoliniana memoria.
Stefano Jesurum, giornalista